Libroterapia La lettura che cura l’anima

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Ti è mai capitato che durante una seduta dallo psicologo ti venisse consigliato un libro da leggere oppure hai partecipato a dei gruppi focalizzati sulla crescita personale attraverso l’uso dei libri? Se la risposta è affermativa, probabilmente hai testato su di te quella che oggi viene chiamata libroterapia. Ma quando ha iniziato ad essere concettualizzata ed effettuata questa tecnica nel mondo della psicologia? Rispondere a questa domanda non è in realtà così facile, se ci pensiamo bene infatti l’uso della lettura a scopo terapeutico ebbe inizio già al tempo dei greci e dei romani. Per Aristotele, ad esempio, la letteratura rappresentava un mezzo attraverso il quale purificare le passioni dell’anima, anche Aulo Cornelio Celsio credeva che la lettura potesse aiutare il paziente a raggiungere un equilibrio psichico attraverso la lettura dei grandi oratori. La stessa Bibbia e il Corano venivano spesso raccomandate come testi di aiuto per terapie già avviate. Il primo che ufficializzò i benefici che la scelta di determinati libri per i pazienti potesse avere fu lo psichiatra John Milson Galt che, su un suo famoso articolo, elencava i diversi motivi per i quali la lettura fosse un ottimo modo per aiutare i pazienti. Un punto di svolta decisivo fu però la nascita della prima “biblioteca ospedaliera” offerta dall’American Library Association per il personale militare. Queste strutture, ancora oggi esistenti, rappresentano uno spazio che possa essere un riflesso della società e che possa quindi soddisfare le esigenze dei pazienti e dei terapeuti, attraverso anche una forte attenzione rispetto al modo in cui si presentano che deve cercare di essere il più inclusivo e confortevole possibile. 

Delle indicazioni ufficiali rispetto all’uso dei libri all’interno del setting terapeutico vennero date dai fratelli Menninger che applicarono la libroterapia all’interno di una clinica privata; in particolare in un articolo pubblicato da uno dei fratelli intitolato “Biblio-therapy”, nel quale venivano descritte le modalità attraverso cui poter applicare tale tecnica per riuscire a trovare la lettura adatta al paziente, sottolineando l’importanza di collaborare con un bibliotecario. Un passaggio chiave all’interno dell’articolo riguarda l’aspetto catartico che avviene nel momento in cui, dopo l’identificazione da parte del paziente con uno dei personaggi presenti nel libro, venga messo in atto un processo di cambiamento interiore che porti il paziente a mettere in discussione una parte di sé. Ovviamente è importante sottolineare che il libro non deve essere visto come la sostituzione di un possibile farmaco, quanto uno strumento in più che può portare il paziente a raggiungere il proprio benessere. Un aspetto altrettanto importante della lettura riguarda l’universalismo, la capacità di poter vedere le proprie sfide o i propri ostacoli come una condizione comune che non appartiene solo a noi, come spesso a volte siamo portati a pensare. Un aspetto importante della libroterapia clinica che avviene in sessioni di psicoterapia consiste nel concentrarsi non sulla parte “malata” del paziente, quanto di lavorare sulle risorse che il paziente ha per tirare fuori la migliore versione di sé stesso. In particolare, oggi sappiamo come la libroterapia sia in grado di lavorare efficacemente sulle emozioni, riuscendo a far sì che i lettori scavino dentro di sé per poter scoprire emozioni mai provate o dargli la capacità di assegnare il giusto nome a quell’emozione, così da avere un dizionario sempre più variegato attraverso il quale il paziente possa riconoscersi in modo più preciso rispetto a ciò che sente. Rispetto ai diversi campi di applicazione, questo tipo di terapia può svolgersi in sessioni “faccia a faccia”, ma anche in sessioni di gruppo dove vi è un facilitatore che, oltre a proporre determinati testi, cerca di stimolare la riflessione dei partecipanti e cerca di coinvolgere l’intero gruppo attraverso delle domande-stimolo che possano indirizzare i pazienti verso quel processo trasformativo a cui la lettura può portarci. Per quanto riguarda la sua evidenza scientifica, uno studio in particolare ha cercato di analizzare, attraverso l’uso della risonanza magnetica, i cambiamenti biologici permanenti che la lettura è in grado di apportare, andando ad analizzare i diversi cambiamenti durante la lettura di un libro a cui era stato sottoposto un gruppo di studenti. Dalla ricerca è infatti emerso che, attraverso l’identificazione con i personaggi presenti nel testo, la lettura sia in grado di attivare determinate aree cerebrali, lasciando un segno permanente. Diversi studi sono ormai concordi, inoltre, che leggere sia in grado di alleviare sintomi depressivi, migliorare la capacità di problem solving, la percezione di autoefficacia e sia in grado di diminuire i livelli di ansia. Ciò che risulta essere fondamentale riguarda però la nostra capacità di metterci in relazione con ciò che stiamo leggendo, quanto siamo disposti ad immedesimarci e riflettere su quello che leggiamo, quanto siamo in grado di guardarci dentro mentre le pagine del libro fanno il loro corso. Questo, infatti, è un punto centrale che mette in luce quanto sia importante potersi rendere permeabili rispetto a ciò che si legge e lasciarsi attraversare dalle emozioni che una storia sia in grado di farci provare, da quelle più spaventose a quelle più positive. 

I libri possono essere visti come uno strumento in grado di attivare i nostri meccanismi di difesa e proiezione in modo da toccare determinati punti della nostra interiorità in modo indiretto e delicato, così da aumentare la nostra consapevolezza rispetto soprattutto a ciò che sentiamo. La lettura, infatti, è soprattutto un mezzo che permette di ampliare il racconto che abbiamo di noi stessi, di allargare la lente che usiamo per guardarci e osservare la realtà in cui siamo immersi tutti i giorni, portandoci così ad avere più punti da cui guardare e una maggiore capacità di mettere a fuoco ciò che ci circonda. Leggere un libro che ci metta in discussione e lasciargli la possibilità di farlo può essere uno dei più grandi atti di coraggio e di responsabilità che compiamo verso noi stessi.

Edoardo Cancellieri

edo05cance@gmail.com

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