Disabilità e inclusione nel contesto scolastico

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Nella società odierna è presente ancora un forte stigma verso le persone con disabilità. Molto spesso ci colgono impreparati e non sappiamo bene come comportarci con loro. Esiste un contesto in cui si punta sempre più all’inclusione di queste categorie: la scuola. Qui è sempre più frequente rapportarsi con compagni di classe che sono seguiti da diverse figure di sostegno quali l’educatore e l’insegnante di sostegno. I casi stanno aumentando: nell’anno scolastico 21/22 si è registrato un aumento del 5% rispetto all’anno precedente [ISTAT, 2022] di soggetti con disabilità che frequentano la scuola. Ciò evidenzia la necessità di una risposta veloce ed efficace che punti all’inclusività e la sempre più crescente urgenza di figure e/o interventi che accompagnino i soggetti in questione. Non è certa la causa dell’aumento di questi casi, ma ciò che è certo è che sta emergendo una maggior sensibilità da parte degli insegnanti e alunni.

Ultimamente si sta parlando molto di inclusività tanto che il sito del Ministero dell’istruzione ha dedicato un’apposita sezione dove illustra come debbano essere presi determinati accorgimenti in merito a ciò che possiamo ritrovare nel Decreto Scuola 19/20. Ma basta un decreto per realizzare ciò? Il MIUR mette a disposizione diverse figure professionali per raggiungere questo obiettivo: insegnanti di sostegno, finanziamenti per progetti  dedicati all’inclusione e formazione del personale docente. Si sente parlare spesso di insegnanti di sostegno, ma nello specifico, chi sono? Qual è il loro ruolo? L’insegnante di sostegno viene assegnato alla classe in cui è presente un soggetto con disabilità allo scopo di promuovere e incoraggiare l’inclusività. Non segue quindi il singolo studente, ma l’intera classe per rispondere alle esigenze educative più ampie. Dato che l’alunno con disabilità ha, nella maggior parte delle volte, un Piano Educativo Individualizzato (PEI), è fondamentale che la figura in questione partecipi attivamente alla stesura dello stesso per definire chiaramente gli obiettivi prefissati e le metodologie che tutto il gruppo docenti della classe dovrà adottare. Il PEI è un documento che viene redatto dai docenti, insegnante di sostegno, l’educatore, le varie ed eventuali figure sociosanitarie che seguono l’individuo e che viene condiviso e approvato dalla famiglia. Esso contiene il progetto educativo calibrato sulle esigenze del singolo alunno con disabilità certificata. L’educatore invece si occupa di progettare servizi ed interventi in aggiunta alla mediazione tra i bisogni degli utenti e le risorse professionali e strumentali messe in campo del territorio e dalla scuola. Ciò richiede flessibilità e abilità nel far interagire i diversi attori coinvolti. La figura professionale si trova a dover instaurare una relazione educativa significativa con il minore e si configura come agente di cambiamento che supporta l’alunno e lo aiuta a orientarsi nel mondo scolastico e dei pari.  Fondamentalmente risulta il lavoro in team: deve collaborare con insegnanti, personale scolastico e la famiglia stessa del minore, oltre che i vari servizi con cui si interfaccia quest’ultimo. Non sempre è facile collaborare perché significa porsi degli obiettivi comuni e altrettante strategie per raggiungerli. Le famiglie possono rivelarsi più o meno collaborative, anche a seconda del livello di negazione che nutrono verso le reali difficoltà del figlio.

E lo psicologo che ruolo ha in tutto ciò? Lo psicologo scolastico ha visto riconosciuta la sua figura con il Disegno di Legge S.2613 presentato al Senato nel 2016. Lo stesso elenca le diverse funzioni che può svolgere all’interno delle diverse scuole di ogni ordine e di ogni grado.  La figura professionale si occupa di:

– sostenere lo sviluppo e la formazione della personalità degli alunni

– facilitare la predisposizione di un ambiente di apprendimento responsabilizzante e motivante

– promuovere il benessere degli attori coinvolti

– individuazione precoce di comportamenti devianti o di disagio, quali per esempio bullismo, disturbi della condotta alimentare, dipendenze e anche bisogni educativi speciali

– supporto e formazione nei confronti del corpo docenti e del personale ATA e interazione con le varie figure professionali che operano all’interno del contesto scolastico

– consulenza psicologica rivolta alle famiglie.

Si evince come la figura citata non si occupi solamente dell’emarginazione nei confronti degli alunni con disabilità, ma affronta le sfide connesse alla marginalità e al disagio di tutto il contesto scolastico, compresi i docenti stessi. Molto del lavoro svolto è improntato a promuovere programmi di prevenzione per contrastare eventuali fattori di rischio che potrebbero sfociare in disagi o patologie conclamate e anche diretto alla formazione di tutto il personale scolastico.

Riassumendo, abbiamo fatto un po’ di chiarezza sulle diverse figure che si interfacciano, nel contesto scolastico, con i soggetti con disabilità. Abbiamo chiarito i ruoli professionali dell’insegnanti di sostegno, dell’educatore e dello psicologo scolastico, facendo un  approfondimento sul PEI. L’auspicio e la speranza è che la scuola continui a promuovere sempre di più una vera inclusione degli alunni portatori di disabilità, che sappiamo essere spesso in una condizioni di marginalità e stigmatizzazione. In questo contesto sembrano esserci le condizioni che soddisfano l’ipotesi del contatto di Allport  (1954), contribuendo alla diminuzione del pregiudizio verso questa categorie e portando quindi ad una maggior inclusione.

Irene Turri
irene.turri12@gmail.com

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:

Allport G.W. (1954), The nature of prejudice, Addison-Wesley Publishing Company, Cambridge Mass

https://asnor.it/it-schede-60-il_pei_lo_strumento_per_una_didattica_inclusiva

ISTAT (2022). Report alunni con disabilità.

https://www.miur.gov.it/alunni-con-disabilita

https://www.psicologi-italia.it/disturbi-e-terapie/psicologia-scolastica/articoli/il-ruolo-dell_educatore-all_interno-della-scuola.html

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