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Il termine sofferenza dell’anima è presente sin dall’antichità. Con tale concetto gli antichi si riferivano ad una condizione di vuoto esistenziale, caratterizzato da una negazione ossessiva della realtà. Colui che rifugge quest’ultima, alimenta la sua stessa irrazionalità, originando ulteriori pensieri disfunzionali. Ad oggi, il significato è profondamente diverso a seguito dell’influsso dei cambiamenti societari verificatesi. Il termine psicastenia fu coniato nel 1903 da Pierre Janet, che distinse due forme principali: le nevrosi isteriche e quelle psicoasteniche. Mentre le prime indicavano i disturbi emotivi accompagnati da convulsioni o paralisi, le seconde erano più complesse: esse rimandavano proprio a quella “sofferenza dell’anima”, alla presenza di un dolore profondo che sperimenta chi si sente perduto e non ha fiducia in sé stesso così come avevano enunciato gli antichi.
La persona psicastenia fatica ad accettare i cambiamenti, di fronte alle difficoltà non solo non avanza, ma invece di fermarsi addirittura regredisce, ossessionandosi sul più minimo dettaglio, rifiutando il reale fluire degli eventi. Insieme al senso di incompletezza riguardo alle azioni, gli psicastenici provano incompletezza anche nei confronti delle loro percezioni, con dubbi sulla loro esistenza e su quella degli altri, nonché depersonalizzazione. La psicastenia risulta un tratto di personalità, e definisce una persona che non è in grado di spegnere il continuo flusso di pensieri che gli invadono la mente (si definisce ruminazione mentale, una condizione in cui ci si focalizza esclusivamente sui pensieri ignorando tutto ciò che sta attorno). La psicastenia viene oggi inclusa nella scala 7 – Pt del Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI), che descrive un modo d’essere e di agire problematico, tendente al disturbo ossessivo-compulsivo.
Sintomatologia
La psicastenia presenta una vasta sintomatologia; oltre a condividere molti sintomi con il DOC (Disturbo Ossessivo-Compulsivo), manifesta frequentemente i seguenti sintomi:
- Elevati livelli d’ansia, pensieri ossessivi e rimuginio costante;
- Sensazione di perdita del controllo;
- Paure, insicurezze e apprensioni;
- Pensieri negativi, caratterizzati dallo sconforto;
- Difficoltà nel prendere decisioni;
- Paure e fobie irrazionali;
- Difficoltà nel regolare le emozioni;
- Tendenza all’autocritica;
- Sensazione di estraneità rispetto al mondo. La persona non lo comprende o non si sente coinvolta, con conseguente inibizione intellettuale e sociale;
- Difficoltà nell’accettare i cambiamenti e rigidità mentale;
- Esaurimento fisico legato al continuo pensare e girare intorno alle cose;
- Insonnia;
- Tic nervosi e malattie psicosomatiche.
La malattia psicastenica si articolerebbe in tre stadi seguendo una progressione ingravescente: inizialmente lo stato psicastenico, poi le agitazioni forzate, ed in ultimo le ossessioni e le compulsioni (la presenza di questo stadio presuppone necessariamente la presenza dei precedenti). Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) sono proprio le ossessioni e le compulsioni i fenomeni centrali per la diagnosi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo, mentre altri sintomi come dubbi, rimuginazione e indecisioni non sono essenziali per la definizione del disturbo. Sempre Janet (1903) aveva osservato che la psicastenia insorge frequentemente dopo infezioni, incidenti, gravidanze o gravi shock mentali e dopo un forte stress, anche se il 70% dei pazienti non ricorda quando siano comparsi i sintomi ossessivo-compulsivi.
Come riconnettersi con la propria anima
Le pratiche di lavoro interiore o di recupero dell’anima – ensoulment – sono il modo migliore per riconnettersi con la propria anima. Alcune di queste sono risultate particolarmente efficienti:
- Lavoro sul bambino interiore
- Lavoro con le ombre
- Terapia artistica
- Lavoro sui sogni
- Lavoro con gli specchi
- Lavoro con gli archetipi (include anche la terapia dei sistemi familiari interni)
- Viaggio nella medicina vegetale (da intraprendere con una guida esperta)
- Esercizi di meditazione e mindfulness
- Visualizzazione
- Tenere un diario
- Canto
- Immersione nella natura ed ecoterapia
- Terapia del movimento (yoga, danza, ecc.)
Di tutti i rimedi sembra, tuttavia, che il sonno rappresenti quello principale, sia per recuperare le energie mentali, sia per evitare di cadere nella situazione di affaticamento, come se il sonno restituisse al cervello dei pazienti ossessivi capacità sufficienti a mantenere il controllo e ad evitare di essere preda degli automatismi. A causa degli effetti negativi sul benessere e sulla qualità della vita, la “fatica” dovrebbe diventare un’importante variabile di ricerca ed essere studiata, oltre che come un sintomo accessorio, come sintomo di malattia, come criterio diagnostico e come una variabile attraverso cui si valuta il trattamento ed il follow-up a lungo termine. È tuttavia difficile valutare la fatica dal punto di vista psicometrico. In tal senso aiuta la “Multidimensional Fatigue Inventory” (MFI), strumento multidimensionale composto da 20 item in autosomministrazione studiato per misurare la fatica e comprende i seguenti aspetti: Fatica Generale, Fatica Fisica, Fatica Mentale, Riduzione delle Motivazioni e Riduzione delle Attività.
Distinzione tra psicastenia e nevrastenia
È altresì importante distinguere la psicastenia dalla nevrastenia, comunemente noto come “esaurimento nervoso”. La diagnosi differenziale, infatti, tra la nevrastenia e altre tipologie di disturbi (come il DOC, disturbi depressivi e d’ansia) deve marcare specificatamente la sintomatologia tipica di questa malattia, tra cui si sottolineano i suoi segni fondamentali:
- Astenia psicofisica
- Affaticamento più facile
- Cefalea
- Disturbo depressivo
- Disturbi del sistema nervoso
- Disturbi dell’umore, dell’attenzione e del sonno
- Sbalzi emotivi e affettivi (insicurezza, sfiducia, nervosismo, tensione)
- Agitazione psicomotoria
- Iperemotività
- Ipocondria
Di Eleonora Diotallevi
eleonora.diotallevi01@icatt.it
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