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Un po’ di storia
Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività è stato descritto per la prima volta agli inizi del 1900, quando dei ricercatori avanzarono l’ipotesi che alcuni tipi di lesioni cerebrali causassero iperattività (Iacchia & Strepparava 2012).
Con la seconda edizione del DSM (manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali) nel 1968, viene descritta una “reazione ipercinetica del bambino” utilizzando il termine “disturbo da deficit di attenzione e iperattività” (ADHD).
Nel 1994 con il DSM-IV si parla di ADHD indicando il termine di “sindrome ipercinetica”.
Al giorno d’oggi l’OMS, l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, l’American Pediatrics e il National Istitute of Mental Health [NIMH, USA] seguono specifiche linee guida nella definizione e nel trattamento del disturbo stesso, nel contesto italiano vengono usate quelle della SINPIA (Iacchia & Strepparava 2012).
Sintomatologia
Nell’ADHD, i principali sintomi manifesti sono: deficit di attenzione sostenuta, deficit di memoria a breve termine, deficit di pianificazione e autoregolazione, impulsività e iperattività (Iacchia & Strepparava 2012).
Le persone con ADHD hanno tendenza verso un’elevata motricità, una difficoltà nell’esercitare il controllo riflessivo prima di agire, una limitata capacità di perseguire obiettivi o ricompense a lungo termine, un’agitazione costante e una notevole difficoltà nel mantenere un comportamento sedentario.
Uno degli esiti di questi comportamenti è la minor resa scolastica e la difficoltà a sviluppare le proprie risorse cognitive.
Diagnosi
La diagnosi quando si parla di ADHD risulta complessa ed il primo passo fondamentale è il riconoscimento del disturbo. I soggetti coinvolti nella diagnosi sono: il neuropsichiatra infantile (NPI), i genitori, gli insegnanti e il medico/pediatra di famiglia (Iacchia & Strepparava 2012).
Può essere utile effettuare una valutazione del QI, dell’apprendimento scolastico e una valutazione neuropsicologica.
Il processo diagnostico per l’ADHD richiede un’accurata raccolta della storia medica (Thapar A. & Cooper M., 2016).
Terapia
Gli aspetti fondamentali da tenere in considerazione nell’intervento sono: età, gravità dei sintomi, risorse cognitive, contesto socio-familiare.
L’ADHD è un disturbo che dura tutta la vita e che se non trattato può avere delle conseguenze sul piano psichico e sociale del bambino, portandolo ad essere predisposto ad altre patologie psichiatriche.
Gli interventi che possono essere effettuati nel caso di ADHD sono i seguenti:
1) Modellaggio o Shaping
Questa tecnica si basa sull’idea di premiare gradualmente comportamenti desiderati al fine di raggiungere un obiettivo finale.
2) Dialogo interno
Una specie di guida internalizzata all’azione dove si sviluppa la capacità di descrivere a se stessi cosa sta accadendo, riuscendo a diventare meno impulsivi e a concentrarsi meglio in alcune attività;
3)Abilità organizzative
Uno degli ostacoli dell’ADHD è la difficoltà a organizzare attività e la mancanza di una routine. Una delle abilità organizzative che possono essere sviluppate sono ad esempio suddividere un compito molto lungo e complesso in piccoli compiti.
Qualità della vita nell’ADHD
Il bambino con ADHD, durante la scuola primaria spesso inizia ad essere percepito come diverso mentre i suoi coetanei iniziano a mostrare progressi nelle loro abilità e nella maturità che permettono loro di apprendere con successo a scuola (Harpin, 2015).
Un’analisi condotta da uno psicologo specializzato nello sviluppo, può rivelare sia i punti di forza che le difficoltà nell’apprendimento, suggerendo il sostegno necessario in aula (Harpin, 2015).
Prevenzione
L’ADHD può influenzare diverse aree della vita, tra cui l’istruzione, il lavoro e le relazioni interpersonali. La consapevolezza pubblica e l’eliminazione del pregiudizio sono essenziali per garantire che le persone con ADHD ricevano il sostegno e la comprensione necessari.
Conclusioni
Vivere con l’ADHD può comportare sfide, ma con la giusta combinazione di strategie personalizzate, supporto sociale e, se necessario, interventi professionali, molte persone sono in grado di gestire efficacemente la loro condizione e condurre una vita soddisfacente.
Di Margherita Marino
margheritamarino@outlook.it
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