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Lo Yoga è una pratica millenaria che coinvolge corpo, mente e spirito e consiste nell’esecuzione di sequenze di posizioni, tecniche di respirazione consapevole e, infine, meditazione. Le sue radici risalgono al 5000 a.C. in India, mentre le prime prove scritte possono essere trovate nei testi dei Veda, conosciuti come “Upaniṣad”. In questi testi sono stati rinvenuti i principali tipi, ancora diffusi, di questa disciplina.
Ashtanga
Si tratta di uno stile di yoga che ha come obiettivo quello di portare l’individuo verso una graduale consapevolezza di sé. La parola Ashtanga indica il numero 8, e rappresenta gli 8 livelli della pratica dello yoga che vennero descritti da Patanjali: Yama (astinenza), Nyama (adempimento), Asana (posture), Pranayama (Controllo del Respiro), Pratyahara (controllo dei sensi), Dharana (concentrazione), Dhyana (meditazione), Samadhi (contemplazione). Da questi livelli, l’Ashtanga Yoga è stato sviluppato da Tirumali Krishnamacharya in India: la sua pratica prevede 6 diverse serie di posizioni, in cui le asana vengono ripetute in un ordine preciso, dalla più semplice alla più impegnativa a livello psicofisico. Ciò che sta alla base dell’Ashtanga Yoga è la sincronizzazione del respiro con i movimenti del corpo, al fine di migliorare la circolazione del sangue e di conseguenza ottimizzare le funzioni corporee.
Kundalini
Si tratta di uno stile yogico che si propone di risvegliare l’energia kundalini, la quale viene rappresentata graficamente come un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale. Il termine deriva da kundal (che significa ricciolo), e ini (che indica l’energia femminile). L’obiettivo è migliorare l’equilibrio psicofisico del corpo attraverso esercizi fisici e meditazioni. La sua pratica è strutturata in “classi”, in ognuna delle quali si va a lavorare su un differente chakra – centro energetico – corporeo.
Hatha
Questo stile ha il compito di migliorare l’elasticità del corpo e della colonna vertebrale attraverso la pratica della meditazione, del respiro (pranayama) e delle asana. Il termine viene spesso tradotto come “yoga dello sforzo” per via delle posizioni della pratica, che sono particolarmente impegnative. Proprio per la complessità dei suoi esercizi, l’Hatha yoga è indicato per ridare elasticità a muscoli e tendini, per prevenire e curare il mal di schiena. Da questi tre stili “basilari”, lo Yoga si è evoluto sempre più finché, da pratica principalmente meditativa, si è trasformato in una disciplina molto più impegnativa a livello fisico, tanto da trasformarsi in quello che oggi viene definito lo “Yoga moderno”, grazie al contributo di diversi maestri.
Ma che cos’è lo yoga?
La parola “Yoga” in sanscrito vuol dire “unione”. Già la sua etimologia fa riferimento alla sua essenza: si tratta di una disciplina che lavora sia con il corpo che con la mente, abbracciando poi una componente spirituale. Comprendendo il binomio corpo-mente interessa dunque anche la psicologia: mediante esercizi di respirazione e fisici si riesce a lavorare sulla – e con la – mente.
“Quello che è la mente agisce sul corpo e quello che fa il corpo impatta sulla mente”
(citazione attribuita ad Arnold Bennett sebbene non ci siano evidenze chiare sulla paternità di essa).
Oltre a questa frase, una delle parole guida della pratica dello yoga è COERENZA: su ciò che si dice, ciò che si sente, ciò che si pensa e ciò che si fa. Trovando armonia tra queste funzioni, si può raggiungere un equilibrio psicofisico che consente di avere una vita piena e significativa. Uno degli scogli più insidiosi è tuttavia la meditazione insita in questa pratica: tutti nella vita ci siamo chiesti come fare a dominare, tenere sotto controllo, o fermare i pensieri. Ironicamente, lo yoga chiama la mente “monckey mind”: la mente scimmia, a indicare il suo arrovellarsi e non stare mai ferma. Ma, si ricorda anche, la mente, mente: racconta storie, vaga e talvolta porta verso strade illusorie. Per questo la meditazione dello yoga ha come obiettivo quello di “placare l’andirivieni mentale”, riconoscere i propri pensieri e non farsi coinvolgere troppo da essi, ma prenderne le distanze mediante esercizi corporei e di respirazione (Solano, 2001).
Lavorare con il corpo consente di stare “qui”, di sentire come e quali i muscoli lavorano e soprattutto, essendo lenti e spesso ripetitivi, consente di prestare attenzione alla respirazione: come cambia la respirazione? Perché cambia? Che tipo di emozioni si stanno avvertendo in questo momento? Quali pensieri si stanno formando nella mente? Come questi influenzano il flusso del respiro? In questo modo, praticare yoga non significa solo andare sul tappetino e fare le posizioni, ma diviene un momento di lavoro su sé stessi, di presa di coscienza sul proprio corpo e sulla propria mente. Con la pratica, lo yoga diventa un vero e proprio stile di vita, che si può “svolgere” ogni giorno e in ogni momento: mentre si guida, mentre si aspetta, prima di dormire, mentre si cucina… ci si ferma, si respira, si riordinano le idee e poi si parla.
Yoga e psicoterapia
Lo yoga e la psicoterapia hanno in comune i suoi “seguaci”: persone che hanno il desiderio di raggiungere una maggior consapevolezza di sé, per migliorarsi e incrementare le proprie capacità di affrontare la vita e le sue sfide quotidiane. La psicoterapia pone il suo focus sui processi mentali dell’individuo a livello intrapsichico e interpersonale, andando a lavorare sui blocchi e sulle ripercussioni che essi hanno nella quotidianità e nei vissuti. Tuttavia, diversi sono gli approcci che integrano al lavoro clinico anche il piano fisico. Nello yoga, come si è detto sopra, la postura e l’atteggiamento fisico si legano alla personalità e all’emozione dell’individuo: per questo, l’equilibrio energetico si riflette sull’equilibrio corporeo e viceversa. L’assunto implicito è dunque che uno squilibrio energetico porti allo squilibrio mentale e si manifesti anche in uno squilibrio corporeo: poiché tutti questi fattori sono intimamente legati, lo yoga si pone come pratica che, mediante il lavoro fisico, riequilibra la mente. Attraverso l’armonizzazione delle energie si possono riscontrare cambiamenti nel carattere e nei vissuti delle persone. Si tratta di due lavori di trasformazione, che seppur diversi sono equifinalisti: mentre la psicoterapia studia i processi disfunzionali che vengono attivati e tenta di ristrutturarli verso una maggior integrazione e adattività, lo yoga si affianca alla mente mediante l’introspezione data dalle tecniche meditative durante la pratica fisica. Mediante l’osservazione della mente, si acquisisce la capacità di identificare i pensieri disfunzionali e fuorvianti, in modo da non cadervi intrappolati. Aiuta inoltre a riconoscere i pensieri in quanto tali e non come “dati di fatto”. Mentre la spiritualità è un aspetto che caratterizza lo yoga, viene lasciato da parte dalla psicologia, delegandolo ad altre discipline, pur favorendo lo sviluppo e la crescita individuale. L’uomo è in costante crescita, la quale culmina con la rivelazione del Sè. Il concetto del Sè è uno dei pilastri della psicologia, sebbene ancora oggi non vi sia accordo sulla sua vera “essenza”.In linea con l’argomento appena trattato, trovo appropriata la definizione fornita da Jung: nella psicologia analitica il Sè rappresenta l’unificazione della coscienza e incoscienza, andando a costituire la psiche della persona nel suo insieme (Jung, 1954), e si realizza a seguito del processo di individuazione, che prevede l’integrazione dei vari aspetti della propria personalità. Potremmo quindi dire che lo Yoga si accosta a questa unificazione della persona, consentendole di entrare maggiormente in contatto con il proprio corpo e con la propria mente, addentrandosi nei pensieri e nei propri meccanismi per prenderne coscienza e avviarsi verso un miglior adattamento all’ambiente. Nel farlo, gli obiettivi che soddisfa sono molteplici: migliora la salute fisica, lavorando sulla flessibilità, forza e postura; riduce stress e ansia; aumenta la consapevolezza, sia del proprio corpo che della propria mente; stimola creatività e concentrazione; favorisce la crescita personale e la spiritualità portando i praticanti a porsi delle domande e mettersi in ascolto della propria parte più intima, in modo da consentire un’introspezione profonda e iniziare una ricerca di un significato della vita.
Di Eleonora Diotallevi
eleonora.diotallevi01@icatt.it
Bibliografia
Alter J.S. (2004) Yoga in Modern India – Princeton University Press, Princeton.
Jung C. G. (1996) The Archetypes and the Collective Unconscious, London
Jung C. G. (1954) Psychology of the Transference, Collected Works Vol. 16, Londo
Solano L. (2001) Tra mente e corpo. Come si costruisce la salute, Raffaello Cortina, Milano.
Squarcini F., Mori L. (2008) Yoga. Fra storia, salute e mercato – Carocci, Roma.
Whicher, D. Carpenter (a cura di) (2003) Yoga. The Indian Tradition, Routledge Curzon, London.

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