L’utilizzo di sostanze stupefacenti negli adolescenti

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L’uso di sostanze stupefacenti nel nostro Paese è in continuo aumento, specialmente nella fascia giovanile (Relazione annuale al parlamento, 2023). L’adolescenza e l’età giovane adulta sono caratterizzate da profondi cambiamenti a livello fisico, emotivo e sociale. L’adolescenza viene raffigurata come “un processo di costruzione dell’identità all’interno del ciclo di vita” (Confalonieri & Gavazzi, 2002, p.18). Tale percorso è caratterizzato da due processi cruciali: sperimentazione e identificazione. Grazie a questi, l’adolescente può abbondonare le identificazioni precedenti in favore di nuovi modelli identificativi presenti nell’ambiente (come per esempio gli amici, gli insegnanti ecc..) e può sperimentarsi nell’adesione consapevole di gruppi sociali, favorendo il confronto, l’autoriflessione e la consapevolezza di sé (Confalonieri et al., 2002).
La sperimentazione può includere anche alcool e cannabis. Alcuni autori considerano l’utilizzo come un fenomeno transitorio con potenziali funzioni positive (se permette l’instaurarsi di nuove relazioni e favorisce lo sviluppo identitario) (Bonino, Cattelino & Ciairano, 2003; Jessor & Jessor, 1977); altri invece evidenziano l’alta pericolosità del comportamento in quanto le sostanze psicoattive alterano gli stati di coscienza che possono essere accompagnati dall’insorgenza di disturbi dell’umore e l’aumento del rischio di incidenti o danni personali molto gravi (Kandel, 2002).

Addentrandoci più nello specifico, fra le sostanze psicotrope legali, quella più diffusa è l’alcool, seguita da psicofarmaci senza prescrizione medica (Relazione annuale al parlamento, 2023). La sostanza illegale più utilizzata risulta essere la cannabis, seguono poi le nuove sostanze psicoattive (NPS), stimolanti, allucinogeni, cocaina, anabolizzanti ed oppiacei. In aggiunta alla dipendenza da sostanze, negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento di comportamenti a rischio e potenzialmente additivi, come per esempio il gioco d’azzardo e l’utilizzo di internet. Legati a quest’ultimo troviamo fenomeni quali il cyberbullismo, il ghosting o il ritiro sociale volontario. Attualmente si assiste ad una comorbidità dei precedenti comportamenti che porta ad una necessità di prospettare una presa in carico multidisciplinare in grado di rispondere alla complessità delle varie situazioni vissute dagli adolescenti (Relazione annuale al parlamento, 2023).

Alcuni di voi si saranno chiesti: perché gli adolescenti mettono in atto questi comportamenti?

Ovviamente non esiste una risposta univoca in grado di spiegare in modo esaustivo l’ampia questione. E anzi, trovare le cause appare un’impresa molto ardua. In letteratura si parla a tal proposito di fattori di rischio e fattori di protezione, ovvero dei fattori che possono aumentare o diminuire la possibilità di coinvolgimento in comportamenti a rischio.
A tal proposito le ricerche mostrano come i processi familiari mantengano un’influenza significativa, nonostante il processo di separazione e individuazione tipico dell’età adolescenziale. La qualità della relazione genitoriale instaurata con i propri figli, congiuntamente ai modelli di comportamento e atteggiamenti che propongono loro, si configurano come potenziali fattori di rischio e/o di protezione (Smorti, Benvenuti & Pazzagli, 2010). Il controllo genitoriale da solo non può fungere da fattore di protezione, accompagnato, invece, da alti livelli di affetto risulta positivamente associato al buon adattamento. Una relazione caratterizzata da conflitto, distanza emozionale e bassa responsività aumenta la probabilità di essere coinvolti in comportamenti a rischio (Smorti et al., 2010). Dal punto di vista sociale, viene messo in evidenza il ruolo dei pari. L’approvazione e l’adozione di uso di sostanze da parte del gruppo di amici aumenta la probabilità di essere coinvolto nello stesso comportamento (Smorti et al., 2010). Al contrario, se i pari disapprovano tali comportamenti, difficilmente l’adolescente sperimenterà queste tipologie di condotte (Smorti et al., 2010). Inoltre, influisce anche la tipologia di relazioni instaurata fra i membri del gruppo in termini di confidenza, intimità e potere (Smorti et al., 2010). Per esempio, se sono presenti rapporti intensi, ma paritari, il singolo più facilmente manterrà una certa autonomia di giudizio e di condotta. Molteplici ricerche mostrano che uno dei più importanti predittori di abuso di sostanze fra gli adolescenti sia proprio la pressione dei pari (Flannery, Roberts, Cooney, Swift, Anton & Rohsenow, 2001). Infine, ci sono fattori di rischio e di protezione di tipo intraindividuale. Fra quest’ultimi troviamo l’abilità di essere assertivi e rigorosi, la capacità di stabilire buone relazioni con i pari e la capacità di saper resistere alla pressione del gruppo (Smorti et al., 2010). Come fattori di rischio, invece, sono stati riscontrati: la personalità “non convenzionale”, la curiosità e la ricerca di sensazioni forti (Smorti et al., 2010). 

Da un punto di vista più filosofico, Galimberti (2013) fa convergere la disciplina filosofica e la psicoanalisi. L’autore mette in evidenza come la voluttà tenda all’anestesia: tutte le droghe, anche quelle eccitanti che i giovani consumano, sono “anestetiche” perché anestetizzano dalla cura del mondo. Gli adolescenti sembrano immersi nel circolo vizioso dato dall’ossessione della ricerca del prodotto che promette la liberazione da ogni “cura”, innescando la meccanica della coazione a ripetere scoperta da Freud: 

l’insaziabilità della pulsione si scontra con l’inadeguatezza dell’oggetto e quindi con l’impossibilità del godimento” (Galimberti, 2013, p. 70).

Il desiderio, essendo fatto di mancanza e “di nulla” chiede che si aumenti la dose. Così la tossicodipendenza arriva a riprodurre il perfetto funzionamento del desiderio “che non cerca il piacere nel mondo, ma l’estinzione rapida e immediata di quella “mancanza” che è la sua struttura costitutiva. Il nulla è l’anima del desiderio che rende l’appetito irresistibile e il piacere soddisfacente” (Galimberti, 2013, p.70). Contro l’insaziabilità del desiderio Freud invitava a piegarsi al principio di realtà. Galimberti (2013), reinterpretando le sue parole, esorta a non ripudiare il desiderio, ma per evitare che si faccia insaziabile e cerchi nelle droghe il tentativo di colmare il vuoto esistente, bisogna farlo passare attraverso le persone e le cose. 

Il piacere infatti va assecondato e non negato” (Galimberti, 2013, p.71).
A tal proposito negli ultimi anni si sta prestando sempre più attenzione alla Riduzione del Danno (RdD). Come si può leggere sul sito dell’Itardd (Rete Italiano di Riduzione del Danno), essa viene definita come l’insieme delle politiche, programmi e servizi volti a ridurre il danno correlato all’utilizzo di sostanze psicoattive sul piano sociale, sanitario ed economico. L’obiettivo generale è la limitazione dei rischi e il contenimento dei danni correlati alle droghe piuttosto che alla prevenzione del consumo in sé. In accordo con il recente sviluppo di varie unità di RdD sul territorio, la Relazione annuale al parlamento (2023) riporta come i decessi di overdose negli under 25 siano in diminuzione. Ciò mostra una nuova luce di speranza sul fenomeno, ma rimane comunque l’urgenza di individuare metodologie d’intervento adeguate e congruenti con la complessità del fenomeno preso in questione.

Di Irene Turri

irene.turri12@gmail.com

Sitografia: 

https://www.politicheantidroga.gov.it/it/attivita/relazioni-annuali-al-parlamento/relazione-annuale-al-parlamento-sul-fenomeno-delle-tossicodipendenze-in-italia-anno-2023-dati-2022/

Bibliografia: 

Bonino, S., Cattelino, E., Ciairano, S. (2003). Adolescenti e rischio. Firenze: Giunti.

Jessor, R., Jessor, S.L. (1977). Problem behavior and psychosocial development: A longitudinal study of youth. New York: Academic Press.

Kandel, D.B. (2002). Examining the gateway hypothesis: Stages and pathways of drug involvement. New York: Cambridge University Press.

Smorti M., Benvenuti P., Pazzagli A. (2010). Fattori di rischio e protezione nel consumo di alcolici e di sostanze negli adolescenti. Psicologia clinica dello sviluppo, rivista quadrimestrale, 2010 (1), 55-78.

Flannery, B.A., Roberts, A.J., Cooney, N., Swift, R.M., Anton, R.F. Rohsenow, D.J. (2001). The role of craving in alcohol use, dependence, and treatment. Alcoholism: Clinical and Experimental Research, 25 (2), 299-308

Galimberti U. (2013). L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani. Serie Bianca Feltrinelli.