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Evidenze neuroscientifiche dimostrano ampiamente l’impatto della musica sulla mente. Sembrerebbe possibile progettare degli interventi clinici a partire dall’ interazione positiva rilevata tra la musica e alcune strutture cerebrali.
Neurobiologia della musica
L’ascolto musicale attiva un’ampia rete di aree cerebrali, tra cui il sistema limbico, coinvolto nella regolazione delle emozioni; la corteccia prefrontale, deputata alle funzioni esecutive; e il sistema dopaminergico, associato ai circuiti della ricompensa. Ricerche con risonanza magnetica funzionale (fMRI) hanno dimostrato che la musica può aumentare i livelli di dopamina, migliorando la motivazione e il piacere percepito. Inoltre, è stato osservato un calo dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, con conseguente effetto calmante e ansiolitico (Chanda & Levitin, 2013). Questi effetti sono stati rilevati in contesti clinici quali la terapia intensiva, la chirurgia e il trattamento dei disturbi d’ansia.
Effetti psicologici e sociali
Nei giovani, la musica favorisce l’autoregolazione emotiva, lo sviluppo dell’identità e la gestione dello stress, contribuendo a prevenire l’isolamento sociale.
In pazienti affetti da demenza o Alzheimer, è stato dimostrato che l’ascolto di brani familiari stimola la memoria autobiografica e migliora le interazioni sociali, anche in stadi avanzati della malattia (Kim E. Innes KInnes, Terry Kit Selfe, Dharma Singh Khalsa, and Sahiti Kandati, 2016).
Uno studio del “Georgia Institute of Technology” ha evidenziato che la musica può non solo evocare ricordi, ma anche modificarne la valenza emotiva. In particolare, l’ascolto di musica durante la rievocazione mnemonica ha portato i partecipanti a reinterpretare i ricordi in chiave più emotiva e coerente con il tono musicale ascoltato.
Musicoterapia: un approccio clinico integrato
La musicoterapia è una disciplina riconosciuta che utilizza la musica per promuovere il benessere fisico, psicologico e relazionale. Numerosi studi e revisioni sistematiche Cochrane confermano l’efficacia degli interventi musicali nella riduzione dell’ansia preoperatoria, rappresentando un’alternativa non farmacologica a sedativi e ansiolitici (Bradt, Dileo, Shim, 2013).
Un caso significativo è stato documentato dal musicoterapista Raymond Leone (2025), che racconta di un intervento su una paziente: “Un intervento di musicoterapia su una paziente oncologica ha ridotto significativamente dolore e ansia, favorendo rilassamento e connessione emotiva. L’uso di brani familiari ha stimolato ricordi positivi e interazione affettiva con il partner, trasformando l’ambiente ospedaliero in uno spazio di benessere condiviso.”
Una prospettiva diversa
Nonostante i numerosi benefici associati all’ascolto musicale, è fondamentale considerare che la musica non produce sempre effetti positivi e uniformi. Esperti come Joanne Loewy (Mount Sinai Beth Israel, New York) sottolineano come l’ascolto casuale o non personalizzato possa, in alcuni casi, generare risposte stressanti o stati emotivi negativi, specialmente se il contenuto musicale è dissonante o associato a temi inquietanti. Alcuni studi dimostrano che la musica sbagliata può favorire la ruminazione o intensificare emozioni negative come rabbia e tristezza (Carlson E, Saarikallio S, Toiviainen P, Bogert B, Kliuchko M, Brattico E., 2015).
Il neuroscienziato Daniel Levitin (McGill University) evidenzia inoltre la grande soggettività dell’esperienza musicale: brani che rilassano una persona possono risultare attivanti o disturbanti per un’altra. Questo avviene perché la musica attiva quasi tutte le regioni del cervello, modulando parametri fisiologici come la frequenza cardiaca e l’attività neurale. Pertanto, la personalizzazione e il contesto d’ascolto sono essenziali per determinare l’effetto della musica sul benessere individuale.
Considerazioni finali
Nonostante l’evidenza crescente, la musica è ancora sottoutilizzata nei contesti clinici, spesso a causa della mancanza di una comprensione biologica integrata della musicalità umana. Come suggerisce Bowling (2023), comprendere le basi funzionali, evolutive e neurali della musica è essenziale per sviluppare applicazioni terapeutiche più efficaci e sistemiche.
Nicolò Briguglio
nicolo.briguglio01catt.it
Bibliografia
- Bowling DL. Biological principles for music and mental health. Transl Psychiatry. 2023 Dec 4;13(1):374. doi: 10.1038/s41398-023-02671-4. PMID: 38049408; PMCID: PMC10695969.
- Bradt J, Dileo C, Shim M. Music interventions for preoperative anxiety. Cochrane Database Syst Rev. 2013 Jun 6;2013(6):CD006908. doi: 10.1002/14651858.CD006908.pub2. PMID: 23740695; PMCID: PMC9758540.
- Chanda ML, Levitin DJ. The neurochemistry of music. Trends Cogn Sci. 2013 Apr;17(4):179-93. doi: 10.1016/j.tics.2013.02.007. PMID: 23541122.
- Carlson E, Saarikallio S, Toiviainen P, Bogert B, Kliuchko M, Brattico E. Maladaptive and adaptive emotion regulation through music: a behavioral and neuroimaging study of males and females. Front Hum Neurosci. 2015 Aug 26;9:466. doi: 10.3389/fnhum.2015.00466. PMID: 26379529; PMCID: PMC4549560.
- Innes KE, Selfe TK, Khalsa DS, Kandati S, Ashford JW. Effects of Meditation versus Music Listening on Perceived Stress, Mood, Sleep, and Quality of Life in Adults with Early Memory Loss: A Pilot Randomized Controlled Trial. Journal of Alzheimer’s Disease. 2016;52(4):1277-1298. doi:10.3233/JAD-151106
- Journal of Music Therapy, Volume 58, Issue 3, Fall 2021, Page 372
- Ren, Y., Mehdizadeh, SK, Leslie, G. et al. La musica affettiva durante il ricordo episodico modula le successive tracce mnestiche false emotive: uno studio di risonanza magnetica funzionale (fMRI). Cogn Affect Behav Neurosci 24 , 912–930 (2024).

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