I 10 comandamenti del buon psicologo (spiegati da una serie Netflix)

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Molti di voi avranno sicuramente già sentito parlare di Adolescence, la nuova miniserie Netflix uscita qualche settimana fa che parla delle indagini svolte su Jamie, un ragazzino di tredici anni accusato di aver ucciso una sua compagna di scuola. La vicenda si articola in quattro episodi, ognuno dedicato ad un tema particolare dell’indagine. Nello specifico, nel corso del terzo episodio, assistiamo al colloquio fra il protagonista e la psicologa forense, Briony, incaricata di valutare il profilo psicologico del ragazzo. 

Lo psicologo forense è una figura professionale che viene richiesta da un giudice nel corso di un procedimento giudiziario per svolgere una valutazione psico-mentale delle parti in  accusa o della vittima stessa. Il suo ruolo e le sue competenze sono estremamente importanti e in grado di influenzare l’esito di un processo. Ci possono essere varie occasioni in cui ne è richiesto l’intervento. In caso di affidamento, ad esempio, prima di prendere una decisione, il giudice potrà decidere di interpellare lo psicologo forense per aiutarlo a comprendere le dinamiche familiari e a stimare l’adeguatezza dei genitori e o dei  tutori legali del minore. In contesti più drammatici, come quelli che riguardano abusi o violenze su minori, il suo ruolo diventa ancora più delicato e centrale. Le vittime, in questi casi, possono essere chiamate a prendere parte ad un incidente probatorio, ovvero una testimonianza anticipata rispetto al processo, utile a raccogliere dichiarazioni in tempi brevi e a preservare l’integrità delle prove. Durante questi colloqui, lo psicologo è presente per tutelare il minore, garantirne il benessere e valutarne lo stato psicologico a seguito del trauma vissuto (Kapardis, & Panayiotou, 2009). 

La forza dello psicologo forense risiede nella sua capacità di operare trasversalmente: le sue competenze vengono messe al servizio di attori diversi, in contesti differenti e per finalità eterogenee. Il suo obiettivo è sempre quello di fornire un contributo competente, unico e imparziale, , sempre nel rispetto del codice deontologico (Gulotta, 2000).

Attraverso un’analisi delle azioni messe in atto da Briony nel terzo episodio di Adolescence, cercheremo di approfondire dieci strategie in grado di creare un setting psicologico funzionale allo studio di un caso.

1. Sospensione del giudizio (Degli psicologi, 1997): il primo passo è senza dubbio quello di mettere da parte le proprie credenze, pregiudizi e in generale la propria soggettività per poter valutare il più oggettivamente possibile il paziente (Associazione Italiana di Psicologia Giuridica Roma, 2006). Briony, ad esempio, non si approccia a Jamie come ad un potenziale assassino, né è interessata a stabilire se lo sia davvero. Il suo obiettivo è comprendere come pensa, agisce, i valori che lo orientano e la sua visione del mondo. Le credenze che vengono indagate spaziano, infatti, dalla famiglia, alle ragazze, fino al concetto di “mascolinità”. 

2. La realtà soggettiva è più importante della realtà oggettiva (Hillman,2015): durante il corso del colloquio emerge un principio chiave: “non conta quello che è vero ma quello che è vero per te”. Jamie, durante la conversazione, afferma di sentirsi brutto. Briony non prova a smentirlo o a rassicurarlo, ma gli chiede: “Come ti fa sentire questa cosa?” Questo perché ciò che conta davvero non è se Jamie sia oggettivamente brutto o meno, ma se lui si ritiene tale, come si sente e come reagisce di fronte a questa sua credenza.

3. Autonomia e controllo della seduta (Degli psicologi, 1997): consiste nella capacità dello psicologo di mantenere il focus e il controllo dell’incontro anche di fronte a situazioni imprevedibili. Questo vale soprattutto in casi complessi come quello di Jamie. Il ragazzo in due momenti del colloquio reagisce con forte rabbia, interpretando alcune domande come provocazioni. Briony riprende subito il controllo, ricordando che la sua violenza è dovuta ad un senso di inadeguatezza che lo spinge a reagire in maniera difensiva.

4. Creare una buona alleanza terapeutica (Muran & Barber, 2012): l’episodio si apre con un gesto semplice ma carico di significato: Briony offre a Jamie un sandwich. È un piccolo atto che rompe il ghiaccio e favorisce l’instaurarsi di un clima di fiducia e collaborazione. Il panino suscita un ricordo legato all’infanzia, in particolare a sua nonna, dando così il via ad una serie di battute scherzose che creano un setting confortevole, mettono Jamie a proprio agio rendendolo più predisposto a confidarsi sulla sua famiglia, sulle sue emozioni e sui suoi comportamenti.

5. Costruire consapevolezza (Degli psicologi, 1997): la consapevolezza è allo stesso tempo un obiettivo e un punto di partenza fondamentale all’interno di un percorso psicologico. Si può infatti notare come Briony chieda più volte a Jamie se sapesse cos’è la morte e che Katy fosse morta. Jamie reagisce in modo quasi sorpreso o infastidito; come se non avesse totalmente compreso che la sua compagna di scuola non fosse più viva e non potesse più tornare. 

6. Accettazione delle emozioni (Leahy, Tirch & Napolitano, 2013): durante il colloquio vengono messe in campo diverse emozioni, che si svincolano e liberano così da poter essere meglio elaborate. È importante reagire con imparzialità e accoglierle. Briony lo fa uscendo dalla stanza per permettere a Jamie di calmarsi e rientrando come se nulla fosse con la cioccolata che le aveva chiesto prima. 

7. Trasparenza (Degli psicologi, 1997): Durante la seduta Jamie chiede più volte di poter leggere gli appunti che la psicologa stava scrivendo. Lei risponde con calma e sincerità che non è possibile, come non lo è nemmeno conoscere le valutazioni fatte dagli altri psicologici che ha incontrato. La stessa trasparenza emerge anche quando rassicura Jamie sul fatto che il suo compito non è quello di interrogarlo ed indagare ma solo di valutarne il profilo.

8. Evitare imbarazzo (Klass,1990): durante il colloquio vengono toccati vari argomenti, fra cui anche alcune domande che riguardano la sessualità con l’obbiettivo di capire come il protagonista vivesse questo aspetto della sua vita, quanto fosse centrale e quanto potesse guidare le sue azioni o i suoi pensieri. La sessualità è un aspetto centrale nella vita delle persone che deve essere approfondito e trattato in maniera appropriata e dandogli la giusta importanza. Jamie chiede più volte alla psicologa se le fosse concesso fare domande su questo argomento. 

9. Rimando alla famiglia (Ambert, 2020): le relazioni familiari sono le prime con cui entriamo in contatto e che ci influenzano, fornendo un modello che influenzerà tutti i rapporti che verranno sperimentati durante il corso della vita. Fin dall’inizio del colloquio, infatti, Briony esplora il rapporto di Jamie con il padre per cercare di capire come fosse percepito, come si rapportasse con lui e quale modello comportamentale “mascolino” avesse trasmesso al figlio. Emerge infatti, che, nonostante fosse descritto da Jamie come un brav’uomo, ci fossero stati episodi di rabbia eccessiva o di disapprovazione che hanno rafforzato sentimenti di insicurezza e di svalutazione nel ragazzo.

10. Gestione del trasfert: a fine colloquio Jamie confessa a Briony di piacergli molto e chiede se questo sentimento fosse ricambiato. Assistiamo così a un transfert, ovvero un meccanismo psicologico tramite il quale vengono proiettati sul terapeuta sentimenti destinati a qualcun altro (Scharff, & Scharff, 1999). Briony reagisce, anche di fronte a questa situazione, con professionalità: mantiene una posizione neutra e conclude la seduta, facendo accompagnare  Jamie all’uscita da un poliziotto. 

Adolescence non si presenta, quindi, come una semplice serie tv ma si propone piuttosto come una riflessione sulla psicologia umana, sulla fragilità e sulla complessità che caratterizzano le relazioni contemporanee. 

Emma Dalla Costa
emmadc.mi@gmail.com

BIBLIOGRAFIA

Ambert, A. M. (2020). Parents, children, and adolescents: Interactive relationships and development in context. Routledge.

DEGLI PSICOLOGI, I. T. A. L. I. A. N. I. (1997). Codice Deontologico degli psicologi italiani. Roma: Autor.

Gulotta, G. (2000). Linee guida deontologiche per psicologo forense. Maltrattamento e abuso dell’infanzia. MARZO, 2000, 1000-1010.

Hillman, J. (2015). Re-visione della psicologia (Vol. 3). Adelphi Edizioni spa.

Kapardis, A., & Panayiotou, G. (2009). The role of the forensic psychologist. Applied Criminal Psychology, 45-67.

Klass, E. T. (1990). Guilt, shame, and embarrassment: Cognitive-behavioral approaches. In Handbook of social and evaluation anxiety (pp. 385-414). Boston, MA: Springer US.

LA SOSPENSIONE, D. P. E. L., & MINORILE, N. P. P. Associazione Italiana di Psicologia Giuridica Roma-2006.

Leahy, R. L., Tirch, D. E. N. N. I. S., & Napolitano, L. A. (2013). La regolazione delle emozioni in psicoterapia. Guida pratica per il professionista, 358.

Muran, J. C., & Barber, J. P. (2012). L’alleanza terapeutica. Una guida Evidence Based per la pratica clinica (Vol. 20). Sovera Edizioni.

Scharff, D. E., & Scharff, J. S. (1999). Transfert e controtransfert. Interazioni, (1999/2).

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