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Il movimento della psicologia positiva, sviluppatosi agli albori del XXI secolo, venne introdotto da Seligman e Csikszentmihalyi, con l’idea di valorizzare i punti di forza e le risorse presenti negli individui, e non esclusivamente concentrarsi su aspetti di fragilità e psicopatologia.
Citando le parole di Seligman: «La psicologia positiva è un termine che comprende gli studi delle emozioni positive, dei tratti di temperamento positivo e dell’esercizio di istituzioni positive. Le ricerche nell’ambito della psicologia positiva hanno lo scopo di integrare, non di sostituire, ciò che si conosce riguardo alla sofferenza e ai disturbi… Noi crediamo che una scienza completa e un’altrettanta completa pratica della psicologia dovrebbero includere una comprensione sia della sofferenza che della felicità, così come del carattere della loro interazione e interventi scientificamente fondati per alleviare la sofferenza e accrescere la felicità».
Ma che cos’è la felicità?
Questa domanda affonda le sue radici nel pensiero antico, ricordiamo brevemente Aristotele e la sua nozione di eudaimonia (eu-buono e daimon-demone, “essere in compagnia di un buon demone”) ad indicare il senso di pienezza che sperimenta un individuo nel momento in cui è in linea con la sua vera natura, tuttavia, ciò che si riscontra in letteratura è spesso la definizione di cosa non è la felicità, rivelando una mancanza di accordo su cosa effettivamente essa sia.
Seligman parla di «strade per la felicità» (2002), individuandone tre:
- le emozioni positive e il benessere
- la vita impegnata
- la vita piena di significato
Per comprendere che cosa può aiutare le persone a percorrere queste tre strade, in modo da conseguire una vita piena e significativa, Seligman e Peterson elaborano un Handbook (Peterson & Seligman, 2004) con una classificazione dei tratti positivi degli individui, definiti come “virtù”, che stanno alla base del benessere. Queste virtù sono ritenute universalmente come “superiori” e pertanto vengono considerate come i nuclei della personalità, categorie sovraordinate composte da sottodimensioni specifiche, denominate le “potenzialità del carattere”. Virtù nucleari e potenzialità del carattere non sono da intendersi come disposizioni stabili, ma come risorse che possono essere apprese e sviluppate nel corso della vita. Quest’ultimo concetto appare di notevole importanza poichè porta a concludere come il benessere non dipenda da circostanze accidentali ma si configura come il risultato con cui l’individuo agisce, prende consapevolezza delle proprie virtù e potenzialità e le mette in atto.
Riprendiamo sinteticamente le sette virtù nucleari con le relative sottodimensioni potenziali:
- SAGGEZZA: creatività, curiosità, apertura mentale, amore per la conoscenza, lungimiranza o visione ampia della vita.
- CORAGGIO: valore e audacia, perseveranza, integrità/autenticità, vitalità/entusiasmo.
- UMANITA’: capacità di amare e lasciarsi amare, gentilezza/Generosità, intelligenza sociale, personale ed emotiva.
- GIUSTIZIA: senso civico/responsabilità sociale, imparzialità ed equità, leadership.
- TEMPERANZA: capacità di perdonare, umilità, prudenza, autocontrollo.
- TRASCENDENZA: capacità di apprezzare la bellezza, gratitudine, speranza/ottimismo, allegria e humor, spiritualità/fede/religiosità.
Una delle principali critiche rivolte agli psicologi della psicologia positiva è relativa al fatto che vengono enfatizzate le caratteristiche intrinseche di forza individuale, trascurando invece i contesti e i fattori situazionali. È innegabile, infatti, come sin dalla nascita veniamo plasmati dallo sguardo degli altri, prima in famiglia e poi nei vari contesti in cui entriamo a far parte. Il raggiungimento del benessere, e dunque la vera strada della felicità, non può esimersi dal considerare, oltre alla dimensione individuale anche quella relazionale, in un dinamismo reciproco e dialogico che struttura e fonda l’esperienza umana e ogni individuo. Ma Seligman stesso riprende le critiche (2011) e si accorge dell’errore che stava facendo, e riprese in mano le sue iniziali teorizzazioni aggiungendo al costrutto di benessere psicologico (formato, come precedentemente detto, dall’emozione positiva, coinvolgimento e significato) anche le dimensioni delle “buone relazioni” e la “realizzazione”.
Viene introdotto così il modello PERMA, un modello che si propone di racchiudere le variabili determinanti il costrutto multidimensionale di benessere, di così tanta difficile e dibattuta definizione:
- Positive Emotions (emozioni positive): per sviluppare benessere bisogna coltivare emozioni positive, imparando a conoscerle e richiamarle;
- Engagement (coinvolgimento): livello di coinvolgimento percepito in ciò che si fa, della propria vita, nell’attività lavorativa…
- Relations (relazioni): la qualità delle relazioni che si instaurano durante la propria vita determinano il benessere individuale;
- Meaning (significato): per comprenderlo, bisogna chiedersi se si ha un forte “perchè” nelle cose che si fanno;
- Accomplishment (realizzazione): si intende la conquista di qualcosa ritenuto importante, in linea con i propri valori.
Notiamo quindi il passaggio dalla dimensione pienamente individuale e basata sulla valutazione soggettiva (prime tre dimensioni) ad una dimensione più interpersonale, che considera la persona collocata in un contesto e immersa in relazioni con altre persone.
In conclusione, è chiaro come sia di fondamentale importanza che le azioni che compiamo ogni giorno siano coerenti con i nostri obiettivi, le cose che realmente riteniamo importanti nella nostra vita, o come direbbe Seligman, a quelle cose che danno significato alla vita stessa. Oltre a individuare i nostri valori e ad imparare a perseguirli, può essere utile sperimentare una serie di pratiche, esercizi ed interventi (studiati ed elaborati dalla psicologia positiva stessa) volti ad incrementare i livelli di benessere. In linea con le virtù nucleari e le potenzialità caratteriali citate in questo articolo, un esercizio risultato particolarmente funzionale è proprio l’identificazione dei propri punti di forza: esso chiede alla persona di stendere una lista dei punti di forza caratteriali e utilizzarne almeno uno ogni giorno, per una settimana (si consiglia di variare di giorno in giorno) (Seligman et., 2005).
Eleonora Diotallevi
Eleonora.diotallevi01@icatt.it
BIBLIOGRAFIA
Seligman, M.E.P. & Csikszentmihalyi, M. (2000). Positive Psychology: an Introduction, American Psychologyst, 55, 5-14.
Seligman, M.E.P., Steen, T., Park, N. & Peterson, C. (2006). Positive Psychology Progress: Empirical Validation of Interventions, American Psychologyst, 60, 410-421.
Seligman, M.E.P. (2002). Authentic happiness, Free Press, New York.
Seligman, M.E.P., Steen, T., Park, N. & Peterson, C. (2002). Positive Psychology Progress, cit. vA. Carr, Positive Psychology, Brunner-Routledge, New York.
Cyrulink, B. & Malaguti, E. (2005). Costruire la resilienza, Erickson, Torino.
Seligman, M.E.P. & Peterson, C. (2004). Character Strength and Virtues: a Handbook and Classification, Free Press, New York.
Seligman, M.E.P. (2011). Flourish: A visionary new understanding of happiness and well-being, Free Press, New York.
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