Il cervello emotivo

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Il lobo frontale

Si ritiene che il lobo frontale rappresenti la regione della componente esecutiva dell’encefalo, ovvero la parte decisionale per quelle che sono definite azioni volontarie, coinvolta sia nel momento presente che nella pianificazione di quelle future.

Le attività motorie sono associate ai lobi frontali, inoltre parti di questi sono connesse con il sistema limbico. Le aree frontali anteriori (corteccia prefrontale) sono più sviluppate nell’uomo che nelle altre specie e per questo si suppone siano la sede della cognizione e del comportamento tipicamente umani.

Nell’epoca moderna fu il neurologo tedesco Brodmann ad individuare 52 aree omogenee dal punto di vista citoarchitettonico nella corteccia cerebrale dell’uomo. La complessità dei lobi frontali può essere meglio delineata descrivendo la conformazione delle superfici esterne dei lobi frontali.

La superficie laterale è suddivisa nelle seguenti regioni: motoria, premotoria e prefrontale.

Le aree frontali anteriori si suddividono in laterale, orbitale e mediale, collegate tra loro attraverso:

  • fascicolo arcuato longitudinale superiore: dall’area di Broca all’area di Wernicke (unisce i centri del linguaggio);
  • fascicolo fronto-occipitale superiore (subcallosale): dalla zona prefrontale dorso-laterale alle regioni posteriori;
  • fascicolo fronto-occipitale inferiore: dalla zona prefrontale alla occipitale passando per la temporale;
  •  fascicolo uncinato: connette la corteccia frontale orbitale e mediale con le aree temporali.

Cinque circuiti cortico-sottocorticali sono coinvolti nel controllo motorio, cognitivo e del comportamento, paralleli e distinti. Si dividono in:

  1. circuito motorio,
  2. circuito oculomotorio,
  3. circuito orbito-frontale,
  4. circuito prefrontale dorso-laterale,
  5. circuito del cingolato anteriore.

Lobo frontale e regolazione del comportamento

Già nel Medioevo, le considerazioni circa le funzioni della parte anteriore del cervello furono riportate nella prima enciclopedia in lingua italiana, il “Tesoretto” di Brunetto Latini (1220-1294). Tuttavia, la prima descrizione delle conseguenze delle lesioni frontali dell’uomo fu quella del famoso paziente Phineas Gage, descritto dal medico nordamericano Harlow nel 1848.

Gage, venticinquenne, caposquadra di un’impresa di costruzioni, aveva il compito di costruire i binari per una nuova linea ferroviaria. Egli veniva definito da tutti come l’uomo più “efficiente e capace” anche se il lavoro era tutt’altro che agevole. A seguito di un terribile incidente venne trafitto da una barra metallica, lunga più di un metro, che gli attraversò la scatola cranica, fuoriuscendo velocissima dalla sommità della testa. Gage rimase steso per terra, stordito, muto e completamente sveglio. Incredibilmente non morì e iniziò a parlare nel giro di pochi minuti. Era sopravvissuto, ma non era più lui. Dopo l’incidente, pur mantenendo le abilità fisiche, come camminare, toccare, vedere e parlare, manifestava aspetti della personalità bizzarri: era insolente e poco riguardoso nei confronti dei compagni, a volte tenacemente ostinato, sempre pronto a elaborare nuovi programmi per il futuro che abbandonava non appena li aveva definiti. Il caso di Gage portò alla luce, per la prima volta, come nel cervello vi siano sistemi deputati al linguaggio, alla percezione e alla funzione motoria, ma anche al ragionamento e alla sua dimensione sociale e personale. Non vi è un singolo centro per la visione e il linguaggio, per la ragione o per il comportamento sociale ma vi sono sistemi formati da diverse unità cerebrali interconnesse.

Prima del trauma cranico penetrante che danneggiò in particolare le regioni orbito-mediali, il paziente era descritto come equilibrato ed efficiente, ma a seguito della lesione divenne volubile, irriverente ed intollerante alle restrizioni. La letteratura scientifica ha poi confermato che lesioni orbito-mediali bilaterali possono provocare notevoli mutamenti nel comportamento e nel carattere, anche in assenza di deficit intellettivi generali. E’ stato provato che lesioni orbito-mediali provocano variazioni del comportamento come aggressività e disinibizione (comportamenti pseudo-psicopatici) mentre lesioni laterali provocano comportamenti pseudo-depressivi (più gravi se la lesione è localizzata nell’emisfero sinistro).

Principali disturbi del comportamento di origine frontale

I più importanti disturbi a carico dei lobi frontali sono quelli associati alla motivazione, ovvero, uno stato interno che implica processi consapevoli e inconsapevoli, che spingono il soggetto ad agire (Marin, 1990). Essa determina tutte le fasi di pianificazione del comportamento: scopo, selezione, elaborazione delle risposte e valutazione delle conseguenze dell’azione.

Secondo Rolls (1994) sia la motivazione che il comportamento finalizzato sono influenzati dalla capacità del soggetto di prevedere le ricompense e le punizioni.

I disturbi della motivazione possono essere classificati in: apatia, abulia e anedonia.

Altri disturbi collegati al lobo frontale sono quelli della disinibizione: impulsività, alterazione della condotta personale, disturbi ossessivi-compulsivi, alterazioni della condotta sociale e sociopatia acquisita.

Secondo Damasio (1994) i pazienti “sanno” come dovrebbero agire ma non “sentono” il loro agire. I pazienti disinibiti possono essere molto intelligenti dal punto di vista cognitivo ma non dal punto di vista emozionale e sociale. La sindrome da disinibizione frontale, quindi, modula e inibisce azioni ed emozioni.

Valutazione dei disturbi frontali

Dato che le funzioni esecutive integrano più processi, i test devono essere per forza multifattoriali, ma questo li rende anche più difficilmente interpretabili.

Tra essi abbiamo gli strumenti di valutazione globale:

  • MMSE (Mini-Mental State Examination): valuta le capacità cognitive ma non le esecutive;
  • FAB (Frontal Assessment Battery): costituito da 6 compiti che valutano la capacità di astrazione, la programmazione motoria e il controllo dell’impulsività;
  • CTD (Clock Drawing Test o Test dell’orologio): si chiede di scrivere i numeri di un orologio all’interno di un cerchio e di segnare le lancette alle due e quarantacinque.

Di Margherita Marino

margheritamarino@outlook.it

Bibliografia

Damasio, A. (2000). Cervelli che parlano. Il dibattito su mente, coscienza e intelligenza artificiale

Damasio, A. (1994).  L’errore di cartesio: emozione ragione e cervello umano.

Grossi, D., e Trojano, L. (2013). Neuropsicologia dei lobi frontali: sindromi disesecutive e disturbi del comportamento. Il mulino.

Hendelman, W. J. (2016).  Testo-atlante di neuroanatomia funzionale con considerazioni cliniche. CEA.

Vallar, G., e Papagno, C. (2011). Manuale di neuropsicologia. Il mulino.

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