SIAMO DAVVERO CREATURE RELAZIONALI?La risposta delle neuroscienze

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Nel suo libro pubblicato nel 1995, “L’Errore di Cartesio”, Antonio Damasio dimostra come la mente umana non si origina in termini individuali e autoreferenziali ma, al contrario, essa si formi attraverso la continua interazione che il corpo ha con l’ambiente circostante. Il cervello umano, durante il suo sviluppo: “replica e si nutre della realtà percepita” (Damasio, 1995. pp. 31). A livello neurobiologico la mente quindi si configura come il risultato di un processo molto sofisticato che implica l’integrazione di elementi che derivano sia dall’organismo che dall’ambiente in cui esso si trova a vivere (Damasio, 2012). Il cervello umano quindi, sostiene Damasio, “simula” ciò che osserva. La mente, di conseguenza, non può concepire nulla al di fuori dell’ambiente in cui si posiziona il corpo. Questa intuizione è stata poi successivamente supportata dalle ricerche sui “neuroni specchio” ad opera di due neuroscienziati italiani: Giacomo Rizzolatti e Corrado Sinigallia (2006).

L’idea che l’intersoggettività sia un aspetto peculiare della mente umana è stata inoltre evidenziata da Vittorio Gallese nel suo studio sul “sistema specchio” del sistema neurale. Egli ha individuato all’interno del cervello umano la presenza di quella che lui nomina “base neurale condivisa” un complesso sistema neurofisiologico adibito al processamento degli aspetti relazionali e intersoggettivi che caratterizzano la vita quotidiana di ognuno di noi (Cappuccio, 2006).

I neuroni specchio possono quindi essere considerati i principali testimoni della intrinseca costituzione relazionale della mente umana. Di fronte ad un altro essere umano, i neuroni specchio infatti si attivano e simulano nel nostro cervello i movimenti della persona con cui stiamo interagendo e successivamente inviano segnali elettrici al sistema limbico, che è il sistema maggiormente coinvolto nell’attivare stati emotivi.

Marco Iacoboni, un ricercatore italiano che si è occupato dello studio dei neuroni specchio, ha dimostrato come essi siano i principali agenti nell’esperienza dell’empatia: questa è una diretta conseguenza del fatto che la mente sia “relazionale” (Iacoboni, 2008). Tramite un sofisticato processo di “imitazione interna” i neuroni specchio e le aree del nostro cervello in cui essi si situano, ci permettono di esperire e comprendere gli stati interni altrui, attraverso l’osservazione della manifestazione delle emozioni degli altri, espresse soprattutto sotto forma di espressioni facciali e movimenti del volto. (Iacoboni, 2008).

L’esperienza empatica, oltre che dai neuroni specchio, è coordinata da un sistema neurofisiologico ben più vasto che comprende diverse aree del nostro cervello, in particolar modo la corteccia prefrontale. Questo sistema, studiato da Baron-Cohen è stato denominato “circuito dell’empatia” (Baron-Cohen, 2012).

Strettamente collegata all’esperienza dell’empatia vi è quella del dolore. È stato riscontrato infatti come, l’esperienza della sofferenza e del dolore, abbia un ruolo fondamentale nell’attivazione dei neuroni specchio (Gallese, 2007).

Per Iacoboni, pertanto, risulta necessaria l’esperienza del dolore connessa all’empatia per la formazione e la costituzione dei legami sociali (M. Iacoboni, 2008). In presenza di una persona sofferente, i nostri neuroni specchio “riflettono” la mimica facciale del sofferente e attivano i centri adibiti all’attivazione emozionale che, come esito finale, ci permettono di esperire la medesima emozione di colui che sta soffrendo. La capacità di registrare e rispecchiare all’interno del nostro cervello le emozioni che esprimono dolore, anche attraverso l’osservazione dei movimenti facciali è alla base delle forme più arcaiche di comportamento empatico situate nella prima infanzia.

Da queste scoperte legate alla ricerca neuroscientifica relativa ai neuroni specchio e ai sistemi neurofisiologici collegati all’empatia suggerisce che la struttura, la struttura del nostro cervello sia, fin dalla nascita, concepita per stare in relazione. Le funzioni di rispecchiamento e simulazione ci permettono di comprendere, esperire e condividere il dolore altrui attraverso l’empatia, caratteristica che contraddistingue la specie umana. 

Di Tommaso Tunesi

tommyatune@libero.it

BIBLIOGRAFIA

Baron-Cohen,  S. (2012). La scienza del male. Raffaello Cortina Editore, Milano .

Cappuccio, M. (2006). Neurofenomenologia. Le scienze della mente e la sfida dell’esperienza cosciente. Bruno Mondadori, Milano.

Damasio, A. (1995). L’Errore di Cartesio. Adelphi, Mlano.

Damasio, A. (2012). Il Sé viene alla mente. Adelphi, Mlano.

Gallese,V. (2007). Dai neuroni specchio alla consonanza intenzionale. Meccanismi neurofisiologici dell’intersoggettività. Rivista di psicoanalisi., LIII, 1, 197-208

Iacoboni, M. )2008). I neuroni specchio. Come capiamo ciò che fanno gli altri. Bollati Boringhieri, Torino.

Rizzolatti, G. & Sinigallia, C. (2006). So quel che fai. Il Cervello che agisce e i neuroni specchio. Raffaello Cortina Editore, Milano

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