La Teoria della Mente: una possibile spiegazione per i deficit di interazione sociale nei Disturbi dello Spettro Autistico

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La Teoria della Mente (ToM) è un costrutto fondamentale nella vita sociale degli individui. La ToM, infatti, consente di dare senso al proprio e altrui comportamento e di modularlo in relazione al contesto. La prima descrizione del costrutto risale allo studio sugli scimpanzè di Premack e Woodruff (Caravita, Milani & Traficante, 2018): dalle osservazioni effettuate, emerse la capacità di questi primati di prevedere il comportamento dell’uomo in situazioni finalizzate al raggiungimento di un obiettivo. Gli autori definirono, quindi, la Teoria della Mente come l’abilità di inferire e rappresentare i propri e gli altrui stati mentali, come intenzioni, emozioni, desideri e credenze. Sulla base di queste rappresentazioni mentali siamo poi in grado di comprendere e prevedere non solo il nostro comportamento, ma anche quello delle altre persone (Premack & Woodruff, 1978). Inoltre, la ToM racchiude al suo interno anche la capacità di comprendere che le intenzioni e le emozioni dell’altro possano essere differenti e distinte dalle proprie. Negli anni successivi a questa ricerca, altri autori hanno sostenuto come la ToM si sia sviluppata negli ominidi come risposta di adattamento ad un ambiente sociale sempre più complesso.

In seguito, lo studio della ToM coinvolse anche la psicologia dello sviluppo: nel corso degli anni ’80 vennero pubblicati diversi studi riguardanti la ToM in età evolutiva: essa, infatti, si sviluppa nell’uomo già a partire dai primi anni di vita, quando il bambino inizia ad emulare il comportamento degli adulti e sperimentare l’intenzionalità delle proprie azioni. Le variabili cardine intorno alle quali si sviluppa la ToM sono sostanzialmente tre, ovvero:
1) l’attenzione condivisa, cioè la capacità di focalizzare l’attenzione su un medesimo oggetto
2) l’imitazione delle mimiche facciali
3) i giochi di finzione, ovvero la simulazione di giochi tra adulto e bambino (Caravita, Milani & Traficante, 2018).

La Teoria della Mente è inoltre strettamente correlata all’empatia, intesa come capacità di mettersi “nei panni degli altri” (Barbato, 2021). La ToM risulta quindi essere un’abilità fondamentale fin da piccoli, che permette di far fronte a diverse situazioni e di crearsi delle aspettative per poter prevedere il comportamento altrui e adattare il proprio alle previsioni formulate.

È possibile distinguere la Teoria della Mente in ToM di primo ordine e ToM di secondo ordine: la prima si sviluppa intorno ai quattro anni e concerne l’abilità di riflettere su cosa l’altro pensi e senta, di riconoscere che persone diverse hanno desideri e conoscenze diverse e di comprendere le false credenze; la seconda, invece, si sviluppa intorno ai sei/dieci anni e comprende la capacità di predire quello che una persona può pensare di un’altra e la comprensione di sarcasmo e ironia (Baron-Cohen, 2001). Nell’ultimo decennio sono state descritte due componenti della Teoria della Mente: quella cognitiva e quella affettiva. La componente cognitiva può essere definita come la capacità di comprendere convinzioni, intenzioni e pensieri propri e altrui. La componente affettiva concerne il ragionamento su stati affettivi, emozioni e sentimenti propri e altrui. Un funzionamento anomalo della Teoria della Mente è evidenziabile in diverse psicopatologie e anomalie del comportamento, tra cui la schizofrenia, i disturbi di personalità e i disturbi dello spettro autistico, riguardo ai quali sono stati effettuati gli studi più ampi.

I Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) sono caratterizzati da deficit principalmente nei domini dell’interazione sociale, nella comunicazione e nei modelli di comportamento che risultano stereotipati e ripetitivi. L’eziologia di questi disturbi non è ancora chiara e definita. Questi soggetti hanno difficoltà a comprendere le proprie emozioni, prevedere le intenzioni e i comportamenti propri e altrui e a distinguere realtà e finzione. Gli studiosi hanno formulato diversi modelli esplicativi per i sintomi tipici dei Disturbi dello Spettro Autistico: uno di questi riguarda proprio la Teoria della Mente che, in questi soggetti, potrebbe essere carente o addirittura assente. Questa capacità, infatti, come abbiamo detto, risulta essere molto importante per le abilità cognitive, sociali e comunicative degli individui. Gli individui affetti da ASD faticherebbero a stabilire un contatto con l’altro, mostrando evidenti difficoltà nella comunicazione e nell’interazione e sviluppando comportamenti stereotipati. È importante sottolineare che, nonostante dalla letteratura scientifica emergano difficoltà in questi soggetti legate alla ToM, essi possono presentare differenze individuali significative in relazione al grado di funzionamento (Andreou & Skrimpa, 2020).

Una spiegazione per i deficit della Teoria della Mente nei Disturbi dello Spettro Autistico riguarda il malfunzionamento e l’ipoattivazione dei cosiddetti neuroni specchio, scoperti dal gruppo di ricerca di Giacomo Rizzolatti negli anni ’90. Il sistema specchio è costituito da neuroni che si attivano non solo quando si esegue un’azione, ma anche quando un individuo osserva la medesima azione compiuta da qualcun altro (Andreou & Skrimpa, 2020). Nel corso degli anni questo meccanismo dei neuroni specchio è stato ampliato anche alla sfera emozionale, ponendo quindi le basi, anche da un punto di vista neuroanatomico, dei principali deficit specifici nei Disturbi dello Spettro Autistico.

In conclusione, dalla letteratura emerge che molti adulti e bambini affetti da Disturbi dello Spettro Autistico mostrano  la necessità di intrattenere relazioni sociali con i pari ma le difficoltà nell’inferire stati mentali e intenzioni altrui rappresentano per loro un grosso ostacolo (Barbato, 2021). Questa corrente di studi riguardante la ToM, pur sollevando alcune critiche, ha permesso di ampliare la conoscenza di questi disturbi, fornendo spunti interessanti anche per la progettazione di interventi finalizzati a migliorare le abilità di cognizione sociale.

Di Marianna Magistri

marianna.magistri01@icatt.it

BIBLIOGRAFIA:

Barbato, I. (2021). Teoria della mente e Autismo. Phenomena Journal-Giornale Internazionale di Psicopatologia, Neuroscienze e Psicoterapia3(2), 68-80.

Baron-Cohen, S. (2001). Theory of mind in normal development and autism. Prisme34(1), 74-183.

Caravita, S. C. S., Milani, L., & Traficante, D. (2018). Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione. Traiettorie evolutive e contesti educativi: una prospettiva integrata. Il Mulino, Bologna.

Premack, D., & Woodruff, G. (1978). Does the chimpanzee have a theory of mind? Behavioral and brain sciences1(4), 515-526.

Andreou, M., & Skrimpa, V. (2020). Theory of mind deficits and neurophysiological operations in autism spectrum disorders: a review. Brain sciences10(6), 393.

SITOGRAFIA:

http://www.tieniamente.it/2020/07/autismo-sviluppo-teoria-della-mente/

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