L’INNATA INTERCONNESSIONE EMOTIVA TRA UOMO E NATURA: LA BIOFILIA

Tempo di lettura: 4 minuti

Che cos’è la Biofilia?
È «l’innata tendenza a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda, e in alcuni casi ad affiliarsi con esse emotivamente» (Wilson, 2002, p. 134). Infatti, il termine biofilia deriva dal greco e significa letteralmente amore per la vita (“bios” significa vita e “filia” amore). Con questo concetto, dunque, si intende spiegare la nostra attrazione verso la natura e la percezione del contatto con essa come rigenerativo. Infatti, come ricordano Berto, Pasini e Barbiero (2012), una relazione intima con la natura, specialmente nei primi anni di vita, sembra essere significativa sia per generare sentimenti positivi nei confronti dell’ambiente naturale (Chawla, 2002; Colucci-Gray, 2006; Kellert, 2002), sia per sviluppare una personalità equilibrata (Barbiero, 2011; Camino & Barbiero, 2005; Kellert, 1997; Kahn, 1999; Louv, 2005). Al contrario, invece, l’assenza di contatto con il mondo naturale, tipica dell’epoca attuale, sembra causare danni allo sviluppo psicofisico dei bambini, influenzandone le capacità cognitive e percettive (Vegetti Finzi, 2006; Barbiero, 2009).

Negli ultimi anni sembra essersi diffuso un malessere caratterizzato da incertezze e timori verso il futuro. A tal proposito, Inghillieri (2021) pone all’origine dell’attuale inquietudine alcuni fenomeni psicosociali tra cui la crisi ambientale e l’incerto destino del nostro pianeta. È proprio a partire dalla rivoluzione industriale che si è verificata una rottura tra essere umano e ambiente, per giungere al contesto urbano in cui oggi viviamo (Braglia, 2022). Tale distacco ha condotto alla nascita di stressors ambientali (traffico, eccessivo affollamento, inquinamento acustico) che causano una sovra-stimolazione del sistema nervoso, un costante stato di allerta e un sovraccarico cognitivo. Nonostante per abitudine gli elementi di stress ambientale non vengano quasi più percepiti, essi causano effetti negativi sui nostri stati d’animo e comportamenti, oltre che sull’attività cognitiva (Braglia, 2022).

Prendere consapevolezza di quanto l’ambiente influenzi il benessere umano ha consentito di comprendere in che modo le città e le costruzioni architettoniche possano essere strutturate per migliorare la nostra condizione psicofisica (Inghilleri, 2021). Inoltre, sembra che gli esseri umani possiedano biologicamente dei fattori protettivi quali l’empatia, la capacità di cooperare e la predisposizione alla resilienza (Inghillieri, 2021). Un’ulteriore risorsa che gioca un ruolo cruciale nella protezione dal malessere psicofisico sembra essere la physis, una forza che spinge verso salute e benessere consentendo all’essere umano di non disgregarsi. Ecco, dunque, che talvolta sentiamo il bisogno di una fuga dalla città verso paesaggi più naturalistici che consentono di mettere in pausa la frenesia tipica di una società che ci desidera costantemente performanti. In queste occasioni, tendiamo a stabilire un’interconnessione con la natura che consente di rigenerarci.

Per quanto controversa, l’Ipotesi di Gaia teorizzata negli anni Settanta da Lovelock e Margulis descrive gli esseri umani come parte di un unico organismo vivente che comprende animali, alberi, batteri, rocce, mari, piante, metalli (Barbiero, Fragasso & Tarozzi, 2021). Una vera e propria connessione tra tutto ciò che esiste, governata dalle relazioni. In tal senso, la biofilia può essere considerata come profonda relazione che si instaura tra l’essere umano e le creature viventi. Ma perché, allora, noi esseri umani ci disconnettiamo dalla natura e tendiamo a distruggerla? Inquinamento, cambiamenti climatici, malattie che fanno il salto della specie, estinzioni, allevamenti intensivi: stiamo distruggendo il nostro mondo (Barbiero, Fragasso & Tarozzi, 2021).

Com’è possibile? Ciò accade perché l’amore per la vita e per la natura è innato ma non è istintivo. Pertanto, bisogna creare le condizioni adatte per stimolare la biofilia negli esseri umani e per farla nuovamente fiorire (Barbiero, 2013).

Alessandra Amoroso

a.amoroso1997@gmail.com

Bibliografia

Barbiero G. (2009) “Revealing children’s biophilia”. In D. Gray, L. Colucci-Gray & E. Camino (Eds.). Science, Society and Sustainability. Education and Empowerment for an Uncertain World. Milton Park, UK: Routledge, 181-184.

Barbiero G. (2011). “Biophilia and Gaia. Two hypothesis for an affective ecology” Journal of Bio-Urbanism, 1: 12-27.

Barbiero, G. (2013). Biofilia e Gaia: due ipotesi per una ecologia affettiva. FALCHETTI E. & UTZERI B.(a cura di), I linguaggi della sostenibilità, ANMS Ed, 129-145.

Barbiero, G., Fragasso, A., & Tarozzi, D. (2021). Danzare con la tempesta. Ecologia affettiva: il rimedio della biofilia aldilà del bene e del male. https://www.youtube.com/watch?v=2tDZOQQQxRE.

Berto, R., Pasini, M., & Barbiero, G. (2012). Biofilia sperimentale. Culture della Sostenibilità10, 161-184.

Braglia, L. (2022). Psicologia ambientale e biofilia. https://www.youtube.com/watch?v=Trs00tZTDP0.

Camino, E., & Barbiero, G. (2005). “Connessioni, reti da svelare, trame da tessere per un cammino verso la sostenibilità”. In E. Falchetti & S. Caravita (Eds.), Per un’ecologia dell’educazione ambientale. Torino: Edizioni Scholé Futuro, 101-112.

Chawla L. (2002). “Spots of time: Manifold ways of being in nature in childhood”. In Peter H. Kahn Jr. and Stephen R. Kellert (Eds.) Children and Nature: Psychological Sociocultural and Evolutionary Investigations. Cambridge, MA: The MIT Press, 199-225.

Colucci-Gray L., Camino E., Barbiero G. and Gray D. (2006). “From Scientific Literacy to Sustainability Literacy: An Ecological Framework for Education”. Science Education, 90(2), 227-252.

Inghilleri, P. 2021. I luoghi che curano. Raffaello Cortina Editore: Milano.

Kahn P.H. (1999). The Human Relationship with Nature. Cambridge, MA: MIT Press.

Kellert S.R. (1997). Kinship to Mastery. Washington D.C.: Island Press.

Kellert S.R. (2002). “Experiencing nature: Affective, cognitive, and evaluative development in children”. In P.H. Kahn Jr., & S.R. Kellert (Eds.), Children and Nature: Psychological, Sociocultural and Evolutionary Investigations. Cambridge, MA: The MIT Press, 117-151.

Louv R. (2005). Last Child in the Wood. Chaspel Hill, NC: Algoquin Books.

Vegetti Finzi S. (2006). Foreword to Louv Richard, L’ultimo bambino nei boschi. Milano: Rizzoli.

Wilson E.O. (2002). The Future of Life. New York, Alfred A. Knopf. 


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