SINESTESIA: LA FUSIONE DEI SENSI

Tempo di lettura: 5 minuti

Immagina di ascoltare una melodia e contemporaneamente di vedere un’esplosione di colori e forme davanti ai tuoi occhi, come se stessi guardando un fuoco d’artificio. Oppure, di gustare una fragola e provare una sensazione tattile sulla pelle, come se stessi toccando del velluto. Queste sono solo alcune delle esperienze che i sinesteti vivono quotidianamente.

La sinestesia rappresenta un’esperienza unica, in cui i confini tra i sensi sembrano dissolversi e le percezioni si fondono in modo sorprendente. In particolare, si tratta di una condizione neurologica in cui due o più sensi sono connessi e percepiti in modo sinergico. Ciò significa che un’esperienza sensoriale in un dato senso, come l’udito, può provocare la percezione di un’altra esperienza sensoriale in un senso diverso, come la vista o il gusto. Ad esempio, un sinesteta può percepire il suono di uno strumento musicale come uno specifico colore o sapore.

La sinestesia è un fenomeno raro, riguardando circa una persona su cento, e ha affascinato artisti, scienziati e filosofi per secoli. Gli scienziati stanno tuttora cercando di capire come questa condizione si sviluppa e impatta il cervello. Alcuni studi suggeriscono che essa sia legata a una comunicazione anomala tra diverse aree cerebrali, che normalmente non interagiscono in questo modo. Gli scienziati hanno individuato alcune aree del cervello che sembrano essere coinvolte, come le aree che si occupano della percezione visiva e uditiva, che sembrano essere più attive nei soggetti affetti da sinestesia (Hubbard & Ramachandran, 2005).

Questa condizione può avere effetti diversi sulle persone: alcuni considerano la sinestesia un vantaggio, una sorta di “superpotere” che permette loro di percepire il mondo in modo unico e creativo. Ad esempio, il famoso compositore russo Aleksandr Scriabin era affetto da sinestesia ed essa era un elemento cruciale per il suo lavoro, poiché i suoni che sentiva erano rappresentati attraverso i colori e le sue opere non erano mai ridotte alla percezione di un singolo senso (Marks, 1975). Allo stesso tempo, alcune persone possono sentirsi sopraffatte da questa percezione simultanea di più sensi, trovandosi in difficoltà a distinguere tra la realtà e la percezione sinestetica. In alcuni casi, infatti, la sinestesia può essere invalidante e interferire con le attività quotidiane (Eagleman, 2009).

Le informazioni sulla diffusione della sinestesia sono parziali, poiché spesso capita che essa sia una condizione sottile e poco appariscente. Ad esempio, una persona potrebbe associare parole o numeri ai colori senza rendersene conto, o percepire le parole come se avessero un sapore specifico, senza però collegare questo fenomeno a una specifica condizione. 

Anche la sua origine non è ancora chiara. La sinestesia può infatti essere presente fin dalla nascita, a seguito di una connessione anomala tra le aree cerebrali coinvolte nella percezione sensoriale, ma capita che si sviluppi in seguito (Cytowic, 2002). Alcuni studi suggeriscono che la sinestesia potrebbe essere il risultato di un apprendimento associativo, in cui il cervello impara a connettere sensazioni diverse in modo sinergico durante l’età evolutiva. Allo stesso tempo, la comparsa di capacità sinestetiche è stata osservata in adulti, ad esempio a seguito di traumi cerebrali o di alcune patologie neurologiche.

La sinestesia ha spesso ricoperto un ruolo di musa ispiratrice per l’arte e la musica. Molti artisti e musicisti hanno tratto ispirazione dalle loro esperienze sensoriali uniche, utilizzando colori e suoni per esprimere le loro emozioni e sensazioni. Nel corso della storia, infatti, diverse persone si sono definite sinesteti, o hanno descritto fenomeni che lasciano intendere questa condizione: Kandinsky sosteneva di vedere colori mentre ascoltava la musica, Jimi Hendrix pare associasse colori ai suoni delle diverse chitarre e amplificatori. Per questo, la sinestesia è considerata un’esperienza straordinaria e con possibili implicazioni per la creatività e l’arte (Cytowic, 2002).

Indipendentemente dall’origine della sinestesia, questa condizione rappresenta un’opportunità unica per comprendere il funzionamento del cervello e per scoprire come l’esperienza sensoriale può essere modellata e organizzata nel cervello. Oltre ad essere rilevante per la creatività e l’arte, la sinestesia potrebbe offrire un’opportunità per studiare il funzionamento del cervello umano e per indagare sull’integrazione e la percezione delle informazioni sensoriali. Ad esempio, è stato osservato che i sinesteti tendono ad avere una maggiore facilità nel ricordare numeri o parole, grazie all’associazione a colori o gusti specifici (Cytowic & Eagleman, 2009). Tuttavia, potrebbe essere spiegato dall’essere più sensibili agli stimoli sensoriali, poiché la loro percezione sensoriale è più intensa e complessa rispetto a quella di una persona non sinesteta. Le implicazioni in campo clinico sono diverse: esperienze sinestetiche potrebbero essere utilizzate come strumenti per la riabilitazione di pazienti con lesioni cerebrali, poiché può aiutare a ristabilire le connessioni cerebrali danneggiate e a migliorare la percezione sensoriale.

Sebbene gli scienziati abbiano individuato alcune aree del cervello coinvolte nella sinestesia, molti aspetti di questa condizione rimangono ancora poco chiari e richiedono ulteriori ricerche. Si tratta, però, di un fenomeno il cui studio offre molte opportunità nei più svariati ambiti e che invita a riflettere sulla complessità della percezione umana e sulla straordinaria capacità del nostro cervello di elaborare informazioni sensoriali in modo innovativo.

Giulia Magni

giulia.magni07@icatt.it

Bibliografia

Cytowic, R. E. (2002). Synesthesia: a union of the senses (2nd ed.). Cambridge, MA: MIT Press.

Cytowic, R. E., & Eagleman, D. M. (2009). Wednesday is indigo blue: discovering the brain of synesthesia. MIT press.

Eagleman, D. M. (2009). Synesthesia. In The Oxford Companion to Consciousness (pp. 714-716). Oxford University Press.

Hubbard, E. M., & Ramachandran, V. S. (2005). Neurocognitive Mechanisms of Synesthesia. Neuron, 48(3), 509-520.

Marks, L. E. (1975). On Coloured-Hearing Synesthesia: Cross-Modal Translations of Sensory Dimensions. Psychological Bulletin, 82(3), 303-331.

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