Quello che tu non vedi: schizofrenia e compliance alla cura

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Quello che tu non vedi è un film del 2020 diretto da Thor Freudenthal e racconta la storia di Adam (Charlie Plummer), un adolescente il cui mondo viene messo sottosopra dalla comparsa di allucinazioni visive e uditive e dalla conseguente diagnosi di schizofrenia. Di fronte a film come questo, che presentano storie di persone affette da malattie mentali o da disabilità, il pubblico dovrebbe sempre porsi alcune domande, come quanto la descrizione presentata sia davvero fedele alla realtà clinica, o con quanta affidabilità vengano dipinte la quotidianità e le sfide quotidiane del personaggio. Molto spesso informazioni utili a riguardo arrivano dalle recensioni scritte da persone che fanno parte, come i personaggi fittizi, delle diverse comunità. Relativamente a questa pellicola, notizie confortanti arrivano dalla recensione di Rebecca Chamaa scritta per The Mighty, una comunità digitale nata con la finalità di connettere e incoraggiare persone che stanno affrontando sfide legate alla salute e alla disabilità. L’autrice, anch’ella affetta da schizofrenia, scrive infatti di aver accolto molto positivamente questo film, anche per via delle somiglianze che ha riscontrato tra il modo di vivere la malattia di Adam e quello suo e del resto della comunità, come ad esempio gli aspetti legati alla sintomatologia e le difficoltà nell’aderenza alle cure prescritte.

            Questo articolo intende concentrarsi proprio sulla questione della compliance, o aderenza al trattamento farmacologico, in pazienti con schizofrenia, che rappresenta per il protagonista del film una sfida non indifferente. Nel corso della trama si vede, infatti, come Adam inizi a smettere di prendere la medicina prevista dalla cura sperimentale che stava seguendo e che aveva contribuito sensibilmente a mitigare le sue allucinazioni. Ciò sembrava avergli dato un po’ di respiro e averlo liberato da episodi allucinatori come quello che aveva determinato la sua espulsione da scuola. Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, cosa può aver spinto Adam a rinunciare a questo equilibrio e a questo silenzio tanto ricercato? I motivi più lampanti che possono essere intuiti dalla visione della pellicola sono due: gli effetti collaterali della terapia farmacologica, che gli impedivano di coltivare la sua passione, ossia la cucina, e le convinzioni paranoidi, che lo avevano spinto a credere che la cura non fosse davvero finalizzata al suo benessere.

            Esplorando la letteratura, a riguardo si incontrano risultati coerenti con il quadro presentato nel film. Studi hanno infatti evidenziato come all’aumentare della severità della psicopatologia diminuisse l’aderenza alle cure (Fenton, Byler & Heinssen, 1997) e in particolare l’intensità dell’ideazione paranoide è risultata essere associata con una scarsa compliance, probabilmente per l’impatto che la paranoia ha sulla possibilità di fidarsi dei Servizi (Perkins, 2002). Un’altra ipotesi relativa alla relazione tra severità dei sintomi e compliance è stata avanzata da Tattan e Creed (2001) che affermano come i pazienti possano avere la tendenza a concentrarsi sull’effetto limitato che il farmaco ha sui sintomi negativi, non riuscendo ad apprezzare i benefici che ha invece sui sintomi positivi. Molti altri studi hanno evidenziato la presenza di un’altra variabile rintracciabile anche nella pellicola, ovvero gli effetti collaterali delle terapie farmacologiche. In particolare, gli effetti collaterali extrapiramidali (es. distonia, tremore, discinesia tardiva), uniti a sedazione, aumento di peso, disfunzioni sessuali, sono stati individuati come possibilmente influenti nella non aderenza alle cure (Awad & Hoge, 1994; Garavan et al., 1998; Weiden et al., 1989). Uno studio di Kao e Liu (2010) ha in realtà poi sottolineato come sia principalmente il distress soggettivo del paziente legato a tali effetti a incidere sulla compliance; un ruolo centrale risulta essere giocato infatti dalla disforia neurolettica, ossia la risposta soggettiva negativa prodotta dagli antipsicotici, una percezione di benessere del paziente tale che può dare l’impressione che il farmaco stia peggiorando la sua condizione di salute, anziché migliorarla (Fenton, Byler & Heinssen, 1997).

            L’aumento della compliance nei pazienti affetti da disturbi dello spettro schizofrenico appare, così, una questione spinosa, quanto essenziale. Fattore protettivo in questa direzione è risultato essere la costruzione di una positiva alleanza terapeutica tra chi prescrive i neurolettici e il paziente (Frank & Gunderson, 1990), elemento che può apparire banale ma che assume un’importanza particolare in patologie come questa, in cui la malattia stessa rema attivamente contro la cura preposta a mitigarne gli effetti. Oltre a ciò, potenzialmente significativi sono i risultati di uno studio statunitense (Shadare, 2017) che ha coinvolto 30 soggetti adulti con diagnosi di disturbi dello spettro schizofrenico, evidenziando come l’utilizzo di un’applicazione per smartphone, finalizzata a ricordare di assumere i farmaci, avesse nell’arco di 8 settimane un effetto positivo sia sulla loro aderenza alla cura sia sulla prevenzione di ricadute.

Di Letizia Aquilino

letizia.aquilino01@icatt.it

Bibliografia e sitografia

Awad, A.G., & Hoge, T.P. (1994). Subjective response to neuroleptics and the quality of life: implications for treatment outcome. Acta Psychiatr Scand;89, 27-32.

Chamaa, R. (2020). My Review of ‘Words on Bathroom Walls’ as Someone With Schizophrenia. The Mighty. From https://themighty.com/2020/09/words-on-bathroom-walls-review/?utm_source=engagement_bar&utm_medium=link&utm_campaign=story_page.engagement_bar/

Fenton, W.S., Blyler, C.R., & Heinssen, R.K. (1997). Determinants of medication compliance in schizophrenia: empirical and clinical findings. Schizophr Bull; 623, 637-651.

Frank, A. F. & Gunderson, J. G. (1990). The role of the therapeutic alliance in the treatment of schizophrenia. Archives of General Psychiatry, 47, 228-236.

Garavan, J., Browne, S., Gervin, M., Lane, A., Larkin, C., O’Callaghan, E., et al. (1998). Compliance with neuroleptic medication in outpatients with schizophrenia: relationship to subjective response to neuroleptics. Attitude to medication and insight. Compr Psychiatry. 39, 215-219.

Kao, Y.C. & Liu, Y.P. (2010). Compliance and schizophrenia: the predictive potential of insight into illness, symptoms, and side effects. Comprehensive Psychiatry, 51, 557–565

Perkins, D.O. (2002). Predictors of noncompliance in patients with schizophrenia. J Clin Psychiatry. 63, 1121-1128.

Shadare, E. (2017). Increasing medication adherence and compliance in adults with schizophrenia/schizophrenia spectrum disorder (SSD) by using mobile app alarm reminder for medication administration. A manuscript for Brandman University, Irvine, California.

Tattan T. M. G., & Creed, F. H. (2001). Negative Symptoms of Schizophrenia and Compliance with Medication. Schizophrenia Bulletin, 27, (1), 149-155.

Weiden, P.J., Mann, J.J., Dixon, L., Haas, G., DeChillo, N., & Frances, A.J. (1989). Is neuroleptic dysphoria a healthy response? Compr Psychiatry; 30, 546-552.

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