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La famiglia si può definire come il primo ambiente in cui il singolo viene accolto e in cui gli vengono trasmessi valori e principi che influenzeranno il suo pensiero. La sua esistenza è condannata a una condizione di dipendenza: la natura dei suoi bisogni varia con il passare dell’età, ma rimane costante la “necessità dell’altro”. L’individuo sembra così non trovarsi mai in una dimensione di solitudine (intesa nel senso etimologico del termine: dal latino “solus” che significa ‘intero’, ‘a sé stante’), infatti fin da subito la sua sopravvivenza è determinata dalle cure che il nucleo familiare gli riserva. Potremmo, inoltre, descrivere la famiglia come un agglomerato di legami in cui ognuno occupa una posizione ben definita e il cui mantenimento economico e domestico dipende dalle due figure genitoriali.
Nonostante ci distacchiamo dalle passate stereotipizzazioni dei ruoli familiari, la nostra lingua rispecchia totalmente la società e le tradizioni di un tempo. Per esempio, il termine matrimonio deriva dall’unione di due parole latine ‘mater’ e ‘monus’, che possiamo tradurre in “compito della madre”. L’interessante etimologia di questa espressione rende evidente che il solo ruolo della donna era quello di genitrice, mentre il termine patrimonio (da ‘pater’ e ‘monus’ che diventa “compito del padre”) ci fa comprendere che quello paterno era di occuparsi unicamente del lato finanziario. Anche se le nostre convinzioni sono cambiate, la nostra amata lingua italiana ci “tradisce”, rivelando gli antichi principi su cui la nostra cultura si è formata e dei quali ancora oggi facciamo fatica a liberarci.
In ogni parte del mondo è riconosciuto il ruolo cruciale della famiglia, ma ogni popolo presenta un modello diverso caratterizzato da tradizioni incomprensibili per chi non ne fa parte. Nell’Occidente, per esempio, è usanza che la prole lasci la propria dimora natale per dedicarsi alla costruzione di un nuovo nucleo familiare. Il singolo mantiene il ruolo di figlio nel nucleo primario e ne acquisisce uno nuovo in quello secondario. Si comporta in maniera totalmente differente il popolo Iban (gruppo etnico originario del Sarawak, la regione a ovest del Borneo, in Malesia) le cui famiglie vivono all’interno di case da una particolare forma allungata, chiamate ‘Rumah Panjai‘. All’interno di queste strutture si trovano molte stanze e ognuna è occupata da un singolo nucleo, mentre all’esterno è presente una lunga terrazza comunicante dedicata alle attività comuni. Nel momento in cui i figli desidereranno mettere su famiglia, verrà aggiunta una nuova stanza ai lati della casa che però la coppia potrà occupare solo quando sarà in possesso di un telaio, il quale servirà alla moglie per tessere delle coperte colorate che consentiranno al marito di raggiungere il paradiso in sogno. Si può notare la differenza del requisito necessario per andare a vivere da soli: in Oriente i genitori fanno una richiesta di natura spirituale, mentre solitamente in Occidente il figlio deve essere parzialmente o totalmente indipendente in termini economici.
Sicuramente un altro aspetto che ha fortemente influenzato la concezione della famiglia è la religione. Il Cattolicesimo prevede a capo di ogni nucleo solo due figure genitoriali che, attraverso il matrimonio, sono legate da un patto indissolubile e monogamo. In alcune chiese viene accettata anche una forma di matrimonio plurimo, come la poligamia, che dà origine a una conformazione familiare totalmente diversa. A metà del diciannovesimo secolo, il fondatore della Chiesa mormone Joseph Smith descrive quest’ultima come una forma di ‘matrimonio celestiale’. Questa pratica, proibita dal Senato dello Utah nel 1890, viene seguita oggi solo dal 5% dei mormoni. Un altro esempio è la famiglia tibetana organizzata secondo la poliandria fraterna, in cui un gruppo di fratelli si unisce in matrimonio con la stessa moglie. Questo sistema offrirebbe numerosi benefici: gli uomini si spartiscono i vari compiti di capo famiglia senza mai lasciare la casa incustodita, inoltre le terre rimangono intatte in una sola e unica stirpe. Un soggetto, che cresce in un contesto così “affollato”, avrà un’impostazione totalmente opposta alla nostra: questa tipologia di struttura influisce sul far sì che l’individuo propenda all’allocentrismo (ovvero la tendenza dell’individuo a interessarsi maggiormente all’altro invece che a se stesso) piuttosto che a un egocentrismo infantile, tipico della cultura individualista occidentale.
Un figlio può essere considerato come una rappresentazione umana delle tradizioni e delle usanze tipiche della famiglia e della cultura in cui è cresciuto. Molte volte accade che si rinneghino e disprezzino le proprie origini, ma sono tuttavia impossibili da eliminare totalmente. Alla base di ogni scelta, ogni paura, ogni emozione persiste un richiamo a quegli insegnamenti primordiali, che forse neanche incarnano un ricordo cosciente ma che ci orientano e ci dirigono anche nella più piccola delle decisioni quotidiane.
Di Beatrice Martina Sutter
beatricemartina.sutter01@icatt.it
SITOGRAFIA:
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/etimologia-e-significato-di-matrimonio/841
BIBLIOGRAFIA:
Grande Enciclopedia Per Ragazzi, Volume 5: L’uomo, La Biblioteca Di Repubblica, 2005.
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